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Agenzia di comunicazione

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Creatività dinamiche interattive, il caso McDrive di McDonald’s

15 Settembre 2020

Creatività Dinamiche, cosa sono

Per Dynamic Creative Optimization+ (DCO+), in italiano Ottimizzazione delle Creatività Dinamiche, si intende la personalizzazione di annunci pubblicitari in base ai dati dell’utente.

Le informazioni dinamiche vengono compilate in tempo reale: si tratta ad esempio delle parole del testo, dei colori, delle dimensioni e del posizionamento degli elementi grafici, che cambiano a seconda dell’utente.
Tale personalizzazione è possibile grazie alla raccolta di dati, fra le risorse più competitive del mercato attuale, e alla tecnologia machine learning, che permette agli annunci di cambiare continuamente a seconda delle preferenze e della cronologia di navigazione di ogni singolo utente.

Il segreto sta nel mostrare il messaggio giusto alla persona giusta nel momento e nel luogo giusto, favorendo la conversione senza compromettere l’ampiezza del target raggiungibile.

Creatività Dinamiche, il caso McDrive

A sfruttare i benefici delle Creatività Dinamiche Interattive sono Connected-Stories, OMD e Leo Burnett Company, che lanciano la prima campagna video interattiva di McDonald’s, di cui potete visualizzare una preview a questo indirizzo.

Si tratta di una serie di formati dinamici e personalizzati, in grado di mostrare – a lato del video – alcune delle offerte disponibili, scelte sulla base del comportamento dell’utente e dell’audience di cui fa parte.


SIKS-ADV-Creatività dinamiche interattive-mcdrive-omd

Inoltre, ogni utente ha la possibilità, grazie a una mappa interattiva, di visualizzare il McDrive più vicino rispetto alla propria geolocalizzazione.


SIKS-ADV-Creatività dinamiche interattiv-McDrive3

Con la campagna McDrive, l’azienda dimostra di saper rispondere alle esigenze del pubblico online, che esige una user experience fluida, coinvolgente, personalizzata e interattiva.

Inoltre, la tipologia di campagna permette di monitorare in modo granulare le performance di ogni singola creatività, raccogliendo preziosi insights sull’audience e sul comportamento degli utenti al fine di ottimizzare non solo l’aspetto creativo, ma anche la strategia di investimento lato DV360.

Il caso preso in considerazione apre a possibilità di targeting finora mai sfruttate appieno, soprattutto in Italia, permettendoci di avere un quadro delle strategie da percorrere e sviluppare nei prossimi mesi, e nei prossimi anni.


SIKS-ADV-Creatività dinamiche interattiv-McDrive2

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Filed Under: Advertising, Campagne Marketing, Internet & New Media, Social Media

Comunicazione digitale B2B, consigli per le aziende

19 Agosto 2020

Negli ultimi anni, la comunicazione delle aziende B2B (Business To Business) si è allineata al B2C (Business To Customer) per quanto riguarda il comportamento degli acquirenti: che il vostro cliente sia una persona fisica o un’azienda, al centro di tutto c’è sempre il digitale.
Ecco alcuni consigli utili per la comunicazione digitale B2B!

Digitale e B2B, clienti e comunicazione

Nel B2B, le motivazioni che muovono i clienti sono più razionali che emozionali. Per questo motivo, la comunicazione deve essere più “seria”, precisa e dettagliata rispetto a quella del B2C.

Tuttavia, nel comunicare con un’azienda, dovete comunque tenere a mente che vi state rivolgendo a un insieme di persone, non a un’entità astratta. E infatti, nell’era digitale, i buyer del settore B2B non si comportano in maniera molto diversa da quelli del B2C: cercano esperienze d’acquisto online e su mobile, contenuti di valore, recensioni e prodotti personalizzati.

Secondo una ricerca Forrester, il 62% dei buyer B2B afferma di essere in grado di selezionare i propri fornitori solamente sulla base dei contenuti digitali, ma sembra che le aziende facciano ancora fatica a soddisfare le loro aspettative. Quasi il 60% dei buyer ritiene che il materiale ricevuto dai vendor sia perlopiù inutile, e decide di rivolgersi ad altre fonti, fra cui siti d’informazione, forum e social media.

Per ogni azienda B2B è quindi necessario curare la propria web reputation a partire dai propri canali, imparando a sfruttare tutti gli strumenti digitali.

SEO e SEM, come farsi trovare

Secondo un’analisi di Think With Google, il 67% delle aziende che cerca produttori e fornitori industriali o di servizi logistici, lo fa attraverso il web, soprattutto utilizzando i motori di ricerca.

Le strategie di marketing da adottare si basano quindi su:

  • SEO (Search Engine Optimization), ossia l’ottimizzazione del sito per i motori di ricerca, al fine di comparire fra i primi risultati.Per ottenere questo risultato nel medio-lungo periodo, è necessario:
    – ottimizzare i contenuti dal punto di vista di testi e immagini.
    – effettuare accorgimenti tecnici sul sito, ad esempio eliminando contenuti duplicati, errori 404, etc.
    – assicurare la migliore esperienza all’utente grazie a un sito veloce, intuitivo e mobile friendly.
    – Ottenere backlink, ossia link in entrata da siti considerati “autorevoli” da Google.
  • SEM (Search Engine Marketing), ossia la realizzazione di campagne di annunci a pagamento basati su parole chiave specifiche.
    A differenza della SEO, si tratta di una strategia a breve termine, ma non basta pagare: anche la qualità degli annunci ha una sua importanza nel comparire più spesso e prima dei competitor.
    Bisogna scrivere testi efficaci, curare la pagina di destinazione (landing page), monitorare e ottimizzare costantemente gli annunci.

Il contenuto (1), avvicinare l’utente

L’analisi di Think With Google evidenzia come il tempo d’acquisto all’interno del punto vendita fisico stia diventando sempre più breve anche nel settore B2B: l’acquirente medio si informa prima sul web, arrivando in negozio con le idee già piuttosto chiare. Secondo le statistiche, il 60% dei produttori industriali, il 79% dei fornitori industriali e il 70% delle aziende di logistica acquistano fin dalla prima visita.

Per questo motivo, l’attività online di un’azienda B2B diventa la sua prima e più importante vetrina.
Partiamo dal sito, che deve essere semplice da utilizzare e pieno di contenuti interessanti e utili che possano rispondere a tutte le domande dell’acquirente.

Per questo si parla di content marketing, il cui motto è “content is king”: è fondamentale fornire contenuti di valore per avvicinare gradualmente l’utente al prodotto e all’azienda, facendolo sentire supportato e coinvolto. I contenuti possono essere di diverso tipo: immagini, infografiche, video, e-book, articoli, guide, etc.

Ai contenuti potrà essere legata una call-to-action che sposti l’attenzione dell’utente su un’azione specifica da compiere (ad esempio lasciare il proprio indirizzo email per ricevere gratuitamente un documento in pdf).

Il contenuto (2), fidelizzare l’utente

Secondo Think With Google, gli acquirenti B2B che sono rimasti soddisfatti dall’esperienza digitale intrapresa con una determinata azienda sono più propensi ad acquistare nuovamente.

Per fidelizzare il cliente, le strategie digitali da adottare possono basarsi su:

  • DEM (Direct Email marketing), ossia l’invio di newsletter mirate e personalizzate, per cui è necessario possedere un sistema di gestione contatti (CRM) aggiornato e profilato. Attraverso le newsletter è possibile fornire contenuti di valore e presentare comunicazioni, aggiornamenti, sconti e promozioni, al fine di mantenervi in contatto con i vostri clienti nel lungo periodo.
  • Social Media Marketing: essere attivi sui social network è un modo per trovare nuovi clienti in cerca di informazioni, ma anche per continuare ad essere “presenti” agli occhi dei vostri passati acquirenti. Ancora una volta, il contenuto è fondamentale per fare una bella prima impressione e per intraprendente una relazione duratura con chi ha già acquistato da voi.

    Nel B2B, la piattaforma più importante è decisamente LinkedIn, il social network dedicato al mondo del lavoro.
    La parola-chiave che determina l’efficacia della comunicazione su questo canale è “professionalità”: l’obiettivo è quello di apparire seri, competenti e autorevoli nel settore in cui si opera.

    Questo è sicuramente il social network più indicato per allacciare relazioni di lavoro, ma anche gli altri social non vanno sottovalutati.
    Non cadete nella gabbia di chi crede che per un settore “serio” come il B2B non servano Facebook, Instagram, etc.: queste piattaforme raccolgono miliardi di utenti e, sicuramente, una percentuale di questi è interessata al vostro prodotto o servizio.
    Potrete valutare, anche sulla base dell’analisi dei competitor, su quali piattaforme vi convenga essere presenti, e sicuramente dovrete adattarvi al linguaggio di ognuna di queste.
    Su Facebook, ad esempio, dovrete puntare su una comunicazione più “giocosa” e meno istituzionale, unendo la professionalità al “calore” che porta all’interazione, pane quotidiano per ogni canale social.

Comunicazione digitale per aziende B2B: rivolgiti a noi!

Per una comunicazione digitale che porti a risultati concreti è necessario lavorare duramente e monitorare costantemente tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato: purtroppo, non tutte le aziende B2B hanno il personale, le competenze e il tempo necessario per farlo.

Per questo motivo, l’ideale è rivolgersi a un’agenzia come la nostra: contattaci per ulteriori informazioni.

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Filed Under: Advertising

Video-manifesto: cos’è e come realizzarlo

4 Agosto 2020

Cos’è un “manifesto”?

Quando si parla di correnti artistiche, politiche o religiose, per “manifesto” si intende una dichiarazione pubblica, di solito espressa per iscritto, che definisce ed espone principi e obiettivi di un movimento. 
In poche parole, una dichiarazione d’intenti.

Brand manifesto

Va da sé che, quando si parla di brand, un “manifesto” è una dichiarazione in grado di incapsulare l’intento e lo spirito più profondo del marchio, spingendo i consumatori a seguirne i dettami. Il “manifesto” è fatto per indurre all’azione, dare alle persone un motivo per avere a che fare con il tuo brand: devi far capire ai tuoi consumatori in cosa il tuo marchio si distingue dagli altri, in cosa crede e per cosa lotta.
Non a caso, Simon Sinek scrive: “Le persone non comprano quello che fai, ma il motivo per cui lo fai”.
Il modo più efficace per comunicare il proprio set di valori è farlo in modo emozionale, per questo non c’è “format” migliore del video.

Video-manifesto per il tuo brand

Il principale scopo del video-manifesto è quello di coinvolgere ed emozionare lo spettatore comunicando l’intento, le convinzioni e i principi del tuo marchio.
Un video-manifesto deve quindi puntare sull’emozione più che sulla razionalità, ma deve anche essere chiaro, preciso e diretto nel comunicare i propri valori: per questo motivo, si tende a enfatizzare i messaggi-chiave attraverso la tipografia (scegliendo, ad esempio, un font d’effetto e/o effetti grafici legati alle scritte che appaiono in sovrimpressione).

Inoltre, per “colpire” in modo profondo, un “manifesto” non deve perdersi in chiacchiere: si stima che un video di breve durata sia più facile da ricordare e possa più facilmente risultare d’impatto per lo spettatore. È fondamentale, quindi, saper comunicare in modo chiaro ed efficace in poco tempo.

Video-manifesto: alcuni esempi

In questi ultimi mesi, i video-manifesto hanno proliferato in tv e sul web: nel periodo che abbiamo vissuto, era più che mai fondamentale per un marchio esprimere i propri valori. Abbiamo visto, però, come spesso si rischiasse di cadere nel banale, con risultati decisamente poco genuini.

Quando a parlare è direttamente il brand, si rischia di veicolare messaggi che appaiono freddi e artificiosi, causando l’effetto opposto: il consumatore, anziché venire coinvolto dal messaggio, ne risulta alienato.
Per questo motivo, anziché portarvi gli esempi più classici, con scritte motivazionali e immagini ad effetto, abbiamo deciso di farvi due esempi di video-manifesto un po’ diversi dal solito: meno “in your face”, più familiari e quotidiani, e per questo più efficaci.
Il marchio Saugella, ad esempio, ha recentemente pubblicato un video-manifesto narrato dal punto di vista del loro detergente intimo femminile. 
La scelta permette al brand di comunicare i propri valori attraverso il proprio prodotto, a cui viene data una voce femminile per creare maggiore connessione con il target in questione, come se si trattasse di due amiche cresciute insieme. 
Il video-manifesto racconta con garbo e familiarità una storia che parte dalla scoperta del proprio corpo in età pre-adolescenziale (“La prima volta che ci siamo incontrate eri curiosa”), fino alla sua accettazione in età adulta (“Hai finalmente iniziato ad amarti nella tua singolarità”), lanciando un importante messaggio di body positivity che parte dallo stesso prodotto, portavoce del brand e della sua profonda connessione con la consumatrice (“Mi piaci così come sei, unica nel tuo genere”).

https://youtu.be/pQu-adRKHf0

Amplifon, invece, in un premiatissimo video-manifesto di qualche anno fa, prendeva la parola attraverso l’immagine di un suo ideale cliente-tipo, un uomo di 71 anni. Attraverso le sue parole, Amplifon dipinge lo stile di vita di una “nuova generazione” di anziani, che – pur con qualche accorgimento – non vuole rinunciare a vivere la vita al meglio delle sue possibilità. Il tono è ironico (“Sono vecchio. O no?”), l’immagine è positiva e realistica: un apparecchio acustico non ti rende automaticamente “vecchio”, è solo un piccolo compromesso per poter continuare a vivere alla grande.

I due esempi che abbiamo visto ci dimostrano che il video-manifesto può esulare da una comunicazione “dall’altro in basso”. In questi casi, il brand non parla in quanto entità astratta al di sopra di tutto, ma in quanto prodotto e in quanto consumatore-tipo, riuscendo comunque nel proprio intento.
Insomma: in un ambito in cui la “frase fatta” è sempre dietro l’angolo, cambiare il punto di vista può essere fondamentale per affermare la propria identità e avvicinarsi ai consumatori.

Vuoi sapere come realizzare un video-manifesto per la tua attività commerciale?
Contattaci.

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Filed Under: Advertising

Logo e brand: il significato dei colori primari e secondari

3 Luglio 2020

Un buon logo non può mai prescindere da una scelta cromatica accurata: colori diversi trasmettono sensazioni diverse, facendosi messaggeri dei valori del brand.
Analizziamo allora i significati dei colori primari e secondari, con relativi esempi fra i loghi dei brand più celebri.

Colori primari

Rosso

Il rosso è un colore caldo, audace, energico, che attira l’attenzione e suscita emozioni intense: non a caso, è tradizionalmente associato all’amore, alla passione, all’erotismo.
Il rosso tende ad aumentare il metabolismo umano, la frequenza respiratoria, la pressione sanguigna e il battito cardiaco, provocando un senso di urgenza: infatti è spesso utilizzato per le call to action e tutte quelle altre comunicazioni che richiedono un’azione immediata da parte del consumatore, ad esempio acquisti d’impulso e/o banner relativi a promozioni limitate nel tempo.
È sempre a questo scopo che è utilizzato sul logo di YouTube, in cui è associato al tasto Play per incitare gli utenti all’azione.


Logo e brand Youtube

Il rosso viene molto utilizzato nell’industria alimentare perché stimola l’appetito: è importante notare come sia un colore preponderante nei loghi delle principali catene di fast food, il che ci ricollega nuovamente al concetto di urgenza, velocità, immediatezza, di qualcosa da consumare subito. McDonald’s associa al rosso un altro colore forte, il giallo, assicurandosi di attirare subito l’attenzione quando la sua insegna compare per strada.


Logo e brand principali catene di fast food

Ma attenzione: il rosso è anche il colore della rabbia, della violenza, del pericolo, tipicamente associato a situazioni d’emergenza.
Inoltre può stancare facilmente l’occhio, quindi va utilizzato con parsimonia e cognizione di causa, possibilmente insieme a un altro colore che ne mitighi l’effetto, ad esempio bianco e/o blu.

Blu

Il blu è l’antitesi del rosso sotto tutti i punti di vista: è un colore che rimanda al concetto di pace, calma, serenità, tranquillità.
Se il rosso è impulsivo e crea agitazione, il blu è riflessivo, rilassa l’occhio e riduce lo stress. Inoltre ispira fiducia, sicurezza e stabilità, percezioni legate a concetti come la professionalità, l’efficienza, la logicità, l’intelligenza, l’affidabilità.
Per questo motivo, il blu è spesso utilizzato nei loghi di istituzioni come Polizia e Carabinieri, in quelli dei partiti politici, degli istituti bancari e assicurativi, nonché di aziende finanziarie (pensiamo a PayPal).


Logo e brand PayPal

È un colore molto utilizzato, insomma, dalle aziende che si occupano di questioni che stanno a cuore al consumatore, dai soldi alla salute, per il suo effetto rassicurante: pensiamo ad Oral B, che punta sul blu sia per evocare un senso di fiducia e affidabilità sia per la sensazione di freschezza legata all’associazione con l’acqua.


Logo e brand OralB

Il blu può essere un ottimo colore per evidenziare le comunicazioni relative a garanzia o Trust Certification, rafforzando nel consumatore la percezione di fiducia nel brand.

Il blu è utilizzato anche da aziende che si occupano di tecnologia e marketing, per evidenziare l’efficienza dei loro servizi, e da piattaforme come Facebook, Twitter e Skype, per favorire l’interazione fra gli utenti.

Attenzione, però, a non strafare: il blu può far apparire un brand troppo freddo e distaccato, o addirittura suscitare tristezza e malinconia (non a caso, l’espressione “feeling blue”, in inglese, ha proprio questa connotazione).

Giallo

Il giallo è associato alla gioia, alla positività, all’ottimismo: non a caso, è il colore dello “smiley”, l’icona del volto tondo che sorride, parte integrante della nostra quotidianità grazie alle emoji.
È un colore caldo, allegro, amichevole, divertente.
Stimola l’attività mentale e favorisce la comunicazione.

Essendo il colore che associamo al sole, e quindi alla fonte della vita, è ottimo per veicolare il concetto di energia: non è un caso che compagnie come Shell, Eni, Q8, Agip e IP sfoggino il giallo nei loro loghi.


Logo-e-brand_Shell-Eni

Inoltre, il giallo attira l’attenzione: una scritta nera su uno sfondo giallo è la combinazione cromatica più facile da leggere e da ricordare e, per questo motivo, tale combinazione di colori è legata alla segnaletica stradale e al concetto di avvertenza e cautela.
Attenzione, quindi, a non strafare: il giallo tende ad affaticare l’occhio e può suscitare sensazioni negative come frustrazione, rabbia, insicurezza, paura.

Colori secondari

Arancione

L’arancione nasce dall’unione fra il rosso e il giallo: è un colore caldo e vivace, associato all’entusiasmo, alla vitalità, al divertimento.
Un brand che utilizza questo colore appare creativo, giocoso e amichevole: non è un caso che sia il colore del canale per bambini Nickleodeon e di diversi prodotti rivolti alla fascia dell’infanzia.

L’arancione è il colore della spensieratezza e della follia più sana, che sfocia nel senso dell’avventura: da qui l’associazione con il brand di moto Harley Davidson e con diversi marchi del settore travel.

È anche il colore dell’aranciata Fanta, un po’ per la naturale associazione con l’arancia e un po’ per l’aspetto spensierato del brand.


Logo e brand Fanta

Per quanto sia più tenue del rosso, l’arancione è un colore molto acceso che può stancare l’occhio, quindi va sicuramente equilibrato (ad esempio con il blu, suo colore complementare, e/o con il bianco).

Viola

Il viola nasce dall’unione fra la passione del rosso e la calma del blu: è un colore elegante che trasmette un senso di qualità, lusso e originalità. È un colore associato alla regalità, alla saggezza e alla spiritualità.
Non essendo utilizzato spesso, conserva un’aura di mistero, magia, fantasia, stravaganza.
È molto utilizzato nei prodotti luxury, in quelli di bellezza, nei profumi e nell’alta moda, ma anche in aziende che hanno a che fare con finanza, marketing e web (Yahoo! e Twitch).
Hallmark lo associa al giallo, che rimanda all’oro e al concetto di regalità a cui si ispira il suo logo.


Logo e brand hallmark

Il viola è da evitare per i brand che desiderano veicolare un’immagine genuina e “con i piedi per terra”, in quanto il suo utilizzo può trasmettere il messaggio opposto, risultando presuntuoso e affettato.

Verde

Il verde nasce dall’unione fra il giallo e il blu, e ha molto a che fare con quest’ultimo: è rassicurante, trasmette un senso di calma, tranquillità ed equilibrio.
È il colore della natura e della vita, quindi si lega bene a tutto ciò che è ecologico, bio, “green”, ma può essere associato anche a prodotti tecnologici che vogliano trasmettere un senso di intraprendenza e di crescita (Android).
Il verde può trasmettere un forte senso di fiducia e sicurezza: per questo, viene utilizzato per istituti bancari e assicurativi (d’altronde, il verde è anche il colore del denaro) e per le farmacie.

Il verde si associa poi al concetto di freschezza, quindi è molto utilizzato anche per prodotti per la pulizia e l’igiene personale (associato alla menta, nel caso del dentifricio), ma anche a bevande rinfrescanti (Sprite, 7Up).
Il verde potrebbe non essere l’ideale per veicolare una comunicazione aziendale che punti sull’energia, anche se l’associazione con colori più forti (il rosso, nel caso di 7Up) può sicuramente aiutare.


Logo e brand 7up

Extra

Nero

È simbolo di eleganza e può quindi risultare molto efficace per prodotti legati all’industria della moda, del lusso, dei profumi, dell’arte e del design.


Logo e brand industria della moda

Pur essendo un colore serio, sofisticato e sobrio, il suo utilizzo appare comunque audace, veicolando un concetto di potere, esclusività e rispettabilità.
Può essere l’ideale anche per raggiungere un pubblico giovane e/o “alternativo”, attratto dall’aspetto “cool” e “edgy” del nero, che funziona anche per marchi sportivi come Nike e Adidas.

Tuttavia, il nero è un colore pesante da utilizzare (leggere parole su sfondo nero stanca molto gli occhi), ed è spesso associato a concetti negativi come la morte, il lutto, il male, l’oscurità.
Si consiglia di mitigarne l’utilizzo con l’essenziale apporto del bianco (accoppiata minimal-optical per eccellenza) o con l’oro e l’argento, che ne amplificano l’aspetto luxury.

Grigio

Esprime le caratteristiche tradizionalmente associate al metallo (solidità, durevolezza, resistenza), presentando un appeal senza tempo.
Noi di Siks l’abbiamo utilizzato per enfatizzare la solidità degli insegnamenti che si tramandano di generazione in generazione, ricollegandoci al nostro nome, che in sanscrito significa proprio “imparare, insegnare, tramandare”.
A questo abbiamo associato una punta di vitalità, simboleggiata dal color ocra, perché siamo sempre mentalmente attivi, in movimento.


siks-adv

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Filed Under: Advertising

Coronavirus e spot, inizia la “Fase 2” contro i cliché

30 Aprile 2020

“In questi tempi difficili”. “Siamo qui per te”. “Distanti, ma uniti”.
Quante volte abbiamo sentito queste frasi, negli ultimi mesi? 
Infinite, tanto che ormai le scriviamo e le ascoltiamo senza quasi accorgercene.
Dobbiamo però renderci conto, come creativi, che è tempo di voltare pagina, prima che queste parole perdano completamente valore e significato.

I cliché degli spot sul Coronavirus

Ci viene in aiuto un video caricato recentemente su YouTube, che con un sapiente montaggio “smaschera” tutti i cliché degli spot delle aziende sul Coronavirus. Analizziamoli punto per punto.

La musica

Si parte con qualche nota suonata lentamente al piano, una base musicale — non importa quanto blanda — con l’unico obiettivo di trasmettere immediatamente un “mood” triste, serio e al contempo pieno di speranza, puntando sull’emozione.

“Since…”

Ogni azienda ci tiene a evidenziare la propria data di fondazione, e qui è la solita battaglia sui numeri fra chi è aperto da 40, 60, 80 anni…
Naturalmente il concetto è “We have always been there for you”, ci siamo sempre stati per te, nella buona e nella cattiva sorte.

Ora più che mai

Poi naturalmente si rimanda alla situazione attuale, con espressioni ormai inflazionate come “Ora più che mai” o “In questi tempi difficili”. 
In riferimento ai “tempi” (“times”) che stiamo vivendo, notiamo in particolare l’utilizzo di aggettivi come “uncertain” (“incerti”) e “unprecedented” (“mai vissuti prima”).

Un’unica, grande famiglia

Le aziende vogliono ribadire di essere vicine alla gente, per questo fra le parole più ripetute ci sono “People” e “Family”, a testimoniare come, in questo periodo, siamo tutti una grande famiglia.

Distanti, ma uniti

Si arriva quindi al principio cardine, reso popolare in Italia dal premier Giuseppe Conte, e diffusosi in tutto il mondo insieme alla pandemia: nonostante la distanza, possiamo trovare un modo per stare vicini.

Siamo qui per te

Naturalmente le aziende rassicurano chi guarda ribadendo di essere presenti e vicine al consumatore: “We are here for you”.

Insieme ce la faremo

Un altro concetto fondamentale: supereremo questa situazione insieme. “Together” è infatti una delle parole più ripetute in questi spot.

Le immagini

Gran parte degli spot iniziano con riprese dall’alto su strade deserte e poi immagini che rimandano al concetto di comunità, all’interno (inquadrature degli operai al lavoro, ad esempio) e all’esterno dell’azienda. I montaggi che mostrano la vita quotidiana dei cittadini a casa, perfino quelli che presentano contenuti forniti dai consumatori stessi, appaiono già inflazionati, artificiosi e stucchevoli.
Infine, una chicca che farà ricredere tutti coloro che pensavano che i flashmob con gli applausi al balcone fossero una “cafonata” tutta italiana. La pandemia sta dimostrando, purtroppo o per fortuna, che tutto il mondo è paese, e così l’applauso collettivo costituisce il finale a effetto di diversi spot: qui vediamo gli esempi di Samsung, Google e Mastercard.

Fase 2

Il montaggio che abbiamo appena visto ci permette di “decostruire” una tipologia di comunicazione che si era rivelata sensata, e probabilmente anche fruttuosa, nei primi tempi della pandemia.
 L’emergenza Coronavirus è capitata “fra capo e collo”: le aziende hanno giustamente sentito il bisogno di comunicare qualcosa nell’immediato, e questi spot sono ciò che di più logico si potesse fare con così poco preavviso. Tuttavia, siamo ormai giunti, anche nel campo dell’advertising, a una “Fase 2” dell’emergenza, in cui è necessario comunicare in modo diverso.
Prima di tutto, le aziende devono ricominciare a far emergere la loro individualità, la loro brand identity. Con lo scoppiare dell’epidemia, hanno cominciato a comunicare tutte allo stesso modo, e ora devono rimediare. Non potranno dire le stesse cose che dicevano prima, e infatti abbiamo visto quante campagne sono state ritirate perché non in linea con l’emergenza, ma dovranno trovare il giusto compromesso.
Di conseguenza, la creatività è fondamentale. Purtroppo, si contano sulle dita di una mano gli spot davvero creativi in questo periodo. Sono ancora meno gli spot che puntano sulla leggerezza. Certo, su un’emergenza come quella del Coronavirus non c’è niente da ridere, ma il proliferare di meme sull’argomento è sintomatico della volontà degli italiani di sdrammatizzare. E allora, se come brand non ci permetteremmo mai di ridicolizzare o sminuire una situazione del genere, possiamo comunque permetterci un tono più leggero.
Ad esempio Burger King dipinge chi rimane sul divano come un vero eroe americano, concetto ripreso da PENNY in Germania.

Il messaggio che passa è giusto: si gioca sulla retorica dell’eroe di tutti i giorni, un cliché della comunicazione in stato d’emergenza, ma senza ridicolizzarla più del dovuto. Gli spot risultano divertenti e leggeri, per nulla offensivi o sminuenti della situazione.
A testimonianza del fatto che la creatività scarseggia, alcuni brand hanno riciclato spot del passato. In Belgio Sobry ha riproposto uno spot del 2017, ma a far parlare tutto il mondo è stato il brand di birra Budweiser, riadattando il celebre spot del 1999 che diede vita al tormentone “Whassup”. La nuova versione dello spot riprende le stesse immagini dell’originale, ma in più c’è il riferimento alla quarantena e il messaggio finale, che invita a dare un colpo di telefono ai propri amici anche solo per urlare “Whassup”, per assicurarsi che stiano bene e che non si sentano soli durante il periodo di isolamento. Il messaggio, anche in questo caso, è importante, e l’involucro “leggero” non lo inficia in alcun modo.

In conclusione

I cittadini di tutto il mondo si sono ormai abituati allo stato d’emergenza e trovano rassicurazione nella loro nuova quotidianità. Realizzare spot tutti uguali in stile “pubblicità progresso” risulta quindi controproducente, meglio puntare sulla leggerezza e su un nuovo senso di normalità.
Vuoi sapere come comunicare con i tuoi clienti nella Fase 2?
Noi possiamo aiutarti, contattaci per saperne di più.

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Filed Under: Advertising, Creatività

COVID-19: le aziende ripartono dal digitale

23 Aprile 2020

È inutile girarci intorno, la pandemia di COVID-19 ha cambiato il mondo.
In un contesto così inusuale, ci rivolgiamo al digitale, imparando a scoprirne nuove, infinite potenzialità. È proprio di questi giorni la notizia dell’app Immuni, realizzata per “tracciare” i contagi di COVID-19, oggetto delle polemiche di chi ritiene possa mettere a rischio la privacy dei cittadini.
Tuttavia, non utilizziamo gli strumenti digitali solo per informarci sul COVID-19, ma anche per cercare di sfuggirgli, di riavvicinarci alla normalità. 
Ed è proprio dal digitale che possiamo e dobbiamo ripartire, come cittadini e soprattutto come aziende.

L’esempio della Cina

La lezione che ci arriva dalla Cina, primo paese colpito dal COVID-19, è chiara: a sopravvivere sono le aziende con una forte impronta digitale, che riescono a rispondere prontamente al cambiamento dei comportamenti dei consumatori.
Possiamo fare un esempio legato all’industria automobilistica: Baic Bjev e Jetour hanno rimpiazzato Toyota e Honda alla terza e quarta posizione nella Top 5 dei principali “player” sul mercato cinese proprio perché sono riusciti a creare un’esperienza di acquisto online di valore per i consumatori, in un periodo in cui non c’erano showroom “fisici” dove potersi recare.


Nuove abitudini

Il digitale ci ha portato ad assumere nuovi comportamenti, che stanno diventando abitudini, e che devono essere quindi presi in considerazione dalle aziende non solo durante l’emergenza, ma anche dopo, perché la “normalità” a cui torneremo non sarà la stessa a cui eravamo abituati. Si tratterà di una “nuova normalità”, che vedrà al centro proprio un maggiore utilizzo degli strumenti digitali, e che qui cerchiamo di riassumere in tre punti, fondamentali nella vita di ognuno di noi: lavoro (o scuola), alimentazione e intrattenimento.

Work

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, la pandemia si è rivelata essere un’involontaria campagna di sensibilizzazione in merito ai vantaggi dello Smart Working, pratica a cui le aziende italiane hanno dovuto adeguarsi in fretta e furia a seguito delle indicazioni del Governo. Da un giorno all’altro, hanno dovuto confrontarsi con una realtà le cui potenzialità venivano troppo spesso ignorate. Lo Smart Working ha “obbligato” le aziende a fare i conti con strumenti come gli archivi Cloud, per poter accedere a file e documenti da remoto, o programmi per le videochiamate e le videoconferenze. Il risultato, per molte aziende, è stato quello di giungere alla consapevolezza che, in fondo, lo Smart Working non è poi così male, e che i supposti “limiti” tecnologici sono decisamente superabili.
Indubbiamente, nel mondo post-COVID-19, le aziende avranno meno problemi a concedere ai propri dipendenti di lavorare da casa, ma sarà necessario fare ulteriori passi avanti nel processo di digitalizzazione, mettendo a frutto metodi sempre più efficienti per valutare e quantificare l’operatività dei lavoratori da casa.
Insomma, non tutto il male viene per nuocere: la pandemia si è rivelata essere la “spinta” giusta per accelerare un processo di “trasformazione digitale” troppo a lungo posticipato, soprattutto in Italia.
Allo stesso modo, anche scuole e università hanno cercato di adattarsi nel più veloce tempo possibile alla situazione di emergenza, fornendo la possibilità di seguire le lezioni online. Questo ha permesso agli studenti, ma soprattutto al personale scolastico, di familiarizzare con strumenti che prima potevano sembrare decisamente ostici, e che oggi risultano invece essere parte della nostra vita quotidiana.
 Si prospetta quindi, per il futuro, una crescita nel settore dell’e-learning, settore con il quale gli italiani stanno rapidamente prendendo confidenza.

Eat

Con l’obbligo di rimanere a casa, si è intensificato l’interesse per le consegne a domicilio, che permettono a molte attività commerciali del settore alimentare di “sopravvivere” in questo periodo. Questo trend evidenzia una maggiore familiarità degli italiani con e-commerce e app come JustEat e Deliveroo. Sicuramente, al termine dell’emergenza, il trend procederà, e le aziende dovranno farsi trovare preparate. Da tenere in considerazione, di conseguenza, lo sviluppo di piattaforme di e-commerce, per rispondere a un trend che ha subito un’enorme crescita e che, superata l’emergenza, non riguarderà solo il Food Delivery e l’e-grocery. Per farvi un’idea, sappiate che, secondo una ricerca di Netcomm, il 75% degli italiani che hanno acquistato online nel mese di marzo 2020 non l’aveva mai fatto prima. 
E in fondo non è la prima volta che un virus contribuisce alla diffusione degli acquisti online: era già successo in Cina con lo scoppio della SARS nel 2002-2003.

Fun

I programmi di videochiamata possono tornare utili non solo per lavoro, ma anche per passare del tempo con gli amici. Il concetto base è quello di interagire in tempo reale: è per questo che Instagram, in tempo di quarantena, pullula di utenti che interagiscono fra di loro e con i propri follower tramite le cosiddette “dirette Instagram”, realizzate spesso in gruppo.
A seguire il trend ci sono i ‘personaggi’ più svariati, da Jo Squillo che fa impazzire tutti con i suoi energici DJ set a Papa Francesco con la Santa Messa in diretta. 
C’è anche chi, come Jovanotti e Fabio Volo, sulle dirette costruisce quasi un programma vero e proprio, e sicuramente il grande concerto One World: Together At Home, organizzato da Lady Gaga per raccogliere fondi per l’OMS, avrebbe riscosso ancora più successo se le esibizioni dei cantanti, registrate nel comfort delle loro case, fossero state in diretta su Instagram.
Sempre l’escamotage della diretta sembra poter essere una soluzione, almeno temporanea, per alcuni degli eventi di intrattenimento che sarebbero altrimenti da posticipare o annullare a causa della pandemia. A risultare fondamentale è, naturalmente, la possibilità degli utenti di interagire con ciò che vedono. Non è da escludere, quindi, che possa nascere un nuovo mercato per la Realtà Aumentata e per la Realtà Virtuale, già fra i trend del 2020, proprio al fine di aumentare il coinvolgimento degli spettatori. Questa tecnologia potrebbe quindi finalmente trovare la sua consacrazione, magari come accompagnamento alle visite virtuali dei più importanti musei italiani.

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Filed Under: Advertising, Campagne Marketing

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