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Agenzia di comunicazione

Campagne Marketing

Torneo Ravano: “Stay Fit”, arriva la palestra virtuale per bambini

15 Aprile 2020

La pandemia di COVID-19 ha colpito anche il mondo dello sport, causando l’annullamento e il rinvio di numerosi eventi e manifestazioni. L’esempio più celebre, a livello internazionale, è sicuramente quello delle Olimpiadi di Tokyo, posticipate al 2021, ma l’emergenza ha colpito duramente anche il mondo del calcio, con il rinvio di tutti i campionati.

Per fortuna, in situazioni come questa, a vincere è l’intraprendenza, la creatività e la voglia di reinventarsi. E così lo storico Torneo Ravano, rimasto nel cuore di tantissime generazioni di bambini, ci tiene a non lasciare da soli tutti i giovani sportivi che avrebbero dovuto partecipare all’edizione di quest’anno.

La Fondazione Torneo Ravano – Coppa Paolo Mantovani ha infatti deciso di lanciare “Stay Fit”, una “palestra virtuale” per intrattenere tutti i bambini di 3°, 4° e 5° elementare che aspettano ancora fiduciosi la 36° edizione di quello che è il più grande Torneo Scolastico in Europa. Per farvi un’idea, contate che, nel 2019, il Ravano ha coinvolto 6.305 bambini fra gli 8 e i 10 anni, provenienti dalle Scuole Primarie della Liguria e del Basso Piemonte.

Ma c’è una grande novità: a dimostrazione del fatto che siamo più che mai “distanti, ma uniti”, la Fondazione ha deciso di estendere l’iniziativa ai bambini di tutta Italia, che potranno partecipare attraverso un’apposita piattaforma online.

Stay Fit, la palestra virtuale

Il progetto Stay Fit del Torneo Ravano, patrocinato dal CONI con il supporto di AIAC e AIC, vede al centro una piattaforma online sviluppata in collaborazione con Orangogo, visitabile all’indirizzo stayfit.torneoravano.com. 
Si tratta di un vero e proprio portale di e-learning, con un’interfaccia semplice e intuitiva, che ha debuttato lo scorso 10 aprile e ha già visto l’adesione di 17.222 scuole primarie.


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Sulla piattaforma, i giovani sportivi possono:

  • Realizzare la loro t-shirt d’allenamento UEFA RESPECT.
  • Filmarsi durante gli allenamenti per poi montare, con o senza commenti, un mini video della durata di massimo 90 secondi per ogni sessione.

Per il mese di maggio sono previsti anche laboratori educazionali, realizzati in collaborazione con ERG, ICS Istituto per il Credito Sportivo, Cambiaso Risso – Shipping Agency, BASKO Supermercati e U.C. Sampdoria.

Con il focus sul montaggio di brevi video, la piattaforma strizza l’occhio a Tik Tok, l’app più amata da bambini e teenager. Fondamentale e garantita, vista la giovane età dei partecipanti, la privacy e la sicurezza in merito ai contenuti condivisi e proposti. Oltre ai bambini, l’accesso è consentito al personale scolastico, ai genitori e ai testimonial sportivi, che forniscono feedback professionali sugli esercizi svolti e messaggi di stimolo e solidarietà.

Promozione social

L’iniziativa Stay Fit del Torneo Ravano, che promuove l’importanza di contrastare la sedentarietà nell’attuale stato di emergenza, si inserisce perfettamente nel contesto del recente e diffuso interesse degli italiani per l’attività fisica in tempo di quarantena, su cui hanno puntato diverse aziende in queste settimane, unita alla necessità di tenere “attivi” i bambini a casa.

In questo contesto, risultano decisamente commoventi le parole dello storico patron della Sampdoria Paolo Mantovani, che testimoniano l’importanza di una manifestazione come quella del Torneo Ravano, soprattutto nei momenti di crisi: “L’importante per noi è diffondere un sentimento nella gioventù della Città e nelle famiglie. Se potremo mantenere in futuro questa bellissima manifestazione, saremo certi di aver dato un piccolissimo contributo”.

Grazie a Stay Fit, il Torneo Ravano dimostra di essere più che mai presente e vicino a bambini e famiglie e di sapersi reinventare per “sopravvivere” in questo momento di crisi, trasformando un limite in un’opportunità.

Questo è un principio in cui crediamo fortemente anche noi di Siks, per questo motivo siamo lieti e orgogliosi di curare la gestione social (Facebook e Instagram) e il videomaking per questo progetto, in sinergia con il team del Torneo Ravano.

ll video che abbiamo realizzato per presentare la piattaforma punta sull’emozione, sulla consapevolezza di un mondo che è cambiato e sulla necessità di cambiare insieme a lui.

Una musica in crescendo ci mostra il mondo che conoscevamo (“Dove eravamo rimasti”) in contrasto con quello che stiamo imparando a conoscere da un mese a questa parte. Siamo passati dalle partite su campo agli allenamenti fra quattro mura, ma le parole chiave del Torneo Ravano rimangono le stesse: divertimento e competizione (non a caso, saranno indetti anche dei premi per chi dimostrerà creatività, costanza e iniziativa nell’allenamento).

E chissà che quest’idea nata da un’emergenza surreale, come suggerisce Ludovica Mantovani – presidente della Fondazione, possa diventare una costante nei programmi didattici, nella speranza che la scuola italiana si apra sempre più alle possibilità date dal web.

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Advertising: il Coronavirus colpisce i brand

31 Marzo 2020

A inizio quarantena, abbiamo sorriso con i tanti post che re-immaginavano l’advertising dei grandi brand ai tempi del Coronavirus, ma ci siamo subito resi conto che quella che veniva dipinta non era una prospettiva così surreale.


In un certo senso, lo scherzo ha anticipato la realtà: in una situazione come quella che stiamo vivendo, è fondamentale che i brand prendano la parola per sensibilizzare e rassicurare i propri consumatori, dimostrando di essere affidabili, attenti e “sul pezzo”.

Tuttavia, pare che la strada sia ancora lunga: una ricerca di GfK effettuata qualche settimana fa sostiene che i consumatori percepiscano i brand come poco attivi a fronte di questa emergenza. Questo è sicuramente un fattore su cui bisogna lavorare.
C’è da dire, però, che gran parte delle aziende (multinazionali comprese) hanno cominciato a esprimersi sulla situazione in tempi recentissimi. In fondo, non è un mistero che questa pandemia globale abbia colto di sfuggita tutti, anche i più grandi brand.

Pessimo tempismo

L’emergenza che stiamo vivendo ha portato molte aziende che non producono merce di prima necessità a tagliare i costi pubblicitari per rispondere a un pubblico che presta molta attenzione alle notizie (sia quelle affidabili che, purtroppo, quelle false) e poca agli annunci.

Per molte altre aziende, l’emergenza è capitata “fra capo e collo”, nel bel mezzo di campagne che spesso, alla luce della situazione attuale, si è costretti a cestinare.

È il caso di KFC, costretta a ritirare una campagna basata sul motto “Finger licking good”, con manifesti e spot che mostravano persone intente a leccarsi le dita: non certo il massimo, in questo periodo!

Allo stesso modo, la marca di cioccolato Hersey si è vista obbligata a ritirare uno spot in cui apparivano abbracci e strette di mano e Geico, società di assicurazioni auto, una pubblicità in cui ci si dava semplicemente un ‘High Five’ (‘batti cinque’).
Un caso italiano è invece il ritorno del Crodino di Campari, l’analcolico ‘biondo’ che, nell’ultimo spot, “fa abbracciare il mondo” nel bel mezzo di una pandemia globale.

A tal proposito, ecco la gaffe della birra Corona, già penalizzata per il suo nome, criticata per la frase “Coming ashore soon” che per molti poteva alludere alla diffusione del Virus su scala globale.

Tutte da cestinare, quindi, le campagne del settore travel, che invitavano a viaggiare per l’Italia e per il mondo ancora nei primi giorni di quarantena.
Se gran parte di queste sono sviste fatte in buona fede, non si può non riconoscere un certo intento provocatorio nelle campagne di WeRoad lanciate a inizio marzo. In quel momento il Coronavirus poteva sembrare un argomento su cui poter scherzare, ma di lì a poco la situazione sarebbe degenerata, costringendo l’azienda a ritirare le campagne.

Giocare col logo

Anche in questo caso, un progetto creativo nato per gioco ha anticipato i brand veri e propri: si tratta di una galleria di loghi di importanti brand, modificati da un artista sloveno per rispettare la “distanza sociale” imposta dalla pandemia.
La galleria è stata pubblicata su Behance il 14 marzo e include anche il logo delle Olimpiadi, che sarebbero state rinviate solo dieci giorni dopo.

Dieci giorni più tardi debutta anche la trovata pubblicitaria di McDonald’s Brasil, che gioca a separare i celebri archi del suo logo. Il concetto base è lo stesso che in Italia sentiamo ripetere fino alla nausea da un mese a questa parte. Per citare Giuseppe Conte, “Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci più forte domani”.

L’espediente del logo viene utilizzato anche da Coca Cola, Volkswagen e Audi.

A puntare sul monito “Restate a casa” ci hanno pensato invece Nike (“Play inside, play for the world”) e Burger King, che ha modificato la dicitura “Home Of The Whooper” con un eloquente “Stay Home”.

E, per finire come abbiamo iniziato, chiudiamo con un’altra idea nata per scherzo da due creativi thailandesi, che gioca a spaventare chi ancora non ha capito che deve rimanere a casa. Nello spot viene inscenata una finta campagna di Netflix in cui le strade delle città vengono tappezzate da manifesti che fanno spoiler sulle serie più seguite della piattaforma.
Il messaggio? Se questi manifesti ti rovinano la sorpresa, beh… è colpa tua che non sei rimasto a casa.
L’ideale per chi ha più paura degli spoiler che del Coronavirus.
Chissà, forse potrebbe funzionare.

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Quarantena social: content marketing al tempo del Coronavirus

19 Marzo 2020

Da poco più di una settimana, la maggior parte degli italiani è entrata in quarantena. Uno stato di isolamento forzato che ci ha obbligato a cambiare le nostre abitudini, cogliendoci impreparati.
Vediamo in cosa è cambiata la nostra vita quotidiana e come possono piccole e grandi aziende proporre contenuti e servizi di valore in questa situazione.
Non solo chi tratta di sanità può essere utile in questa emergenza, anzi!
Il concetto chiave è far sentire la nostra presenza anche a distanza.

Lavoro

La quarantena costituisce il primo incontro di molti italiani con la realtà dello smart working, il lavoro da casa. Questa nuova opportunità appare ostica e misteriosa per molti lavoratori e aziende, quindi può essere utile fornire consigli su come coglierla al meglio.
Ci ha pensato Nespresso, da sempre fida alleata della concentrazione di ogni lavoratore, sul posto di lavoro come a casa. E infatti il primo consiglio è proprio quello di non rinunciare alla routine del caffè mattutino e all’agognata pausa caffè.

A sensibilizzare sull’argomento ci pensa anche Il Milanese Imbruttito, pagina ironica che scherza sull’operosità meneghina, in collaborazione con il Ministero della Salute.

Tempo libero

È innegabile che, a seguito delle misure drastiche che sono state prese dal Governo, gli italiani si siano ritrovati fra le mani una mole di tempo libero su cui prima non potevano contare.
Il problema? Che questo tempo va ovviamente trascorso in casa, come in un eterno pomeriggio “uggioso” in cui non si può uscire e non si sa cosa fare. Non è un caso che, fra le prime canzoni eseguite in flashmob sui balconi, spicchi proprio Azzurro di Adriano Celentano: “Il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me…”.
E quindi, cosa fare?

Cosa vedere

Le prime a venire incontro ai consumatori sono state, prevedibilmente, le piattaforme di streaming. Amazon Prime, prima di tutti, propose un mese gratis agli abitanti della “Zona rossa” quando quest’ultima era ancora limitata a una porzione del Nord Italia, salvo poi fare spallucce quando lo stato di emergenza è stato esteso a tutta Italia.
Ci sono stati altri servizi di streaming che hanno prolungato il loro periodo di prova gratuito in occasione della quarantena, ad esempio Infinity e DPlay Plus, ma a destare l’attenzione di tutti è stato PornHub.
Mettendo insieme la necessità di “ammazzare” il tempo con l’astinenza sessuale dovuta all’isolamento forzato (a cui Durex risponde così), PornHub propone agli italiani un mese del suo servizio Premium gratuito e la notizia diventa virale.

In tutto questo, il colosso internazionale Netflix si limita a consigliare film da vedere, il minimo che possa fare in questa circostanza.

Cosa cucinare

Per passare il tempo, molti italiani si sono messi ai fornelli, riscoprendo la gioia di cucinare. È una situazione da sfruttare per ogni azienda che vende prodotti alimentari, complice anche il fatto che i supermercati siano fra le poche attività commerciali rimaste aperte. È quindi il momento giusto per proporre ricette inusuali e creative, come Rio Mare che insaporisce la classica pasta al tonno con pistacchi e scorze d’arancia.

Per coloro i cui prodotti non sono venduti al supermercato, semplice: puntate sulle consegne a domicilio, richiestissime in questo periodo.

Allenarsi e pulire la casa

Proprio a fronte di questo rinnovato interesse culinario e dello stile di vita sedentario a cui stiamo aderendo, gran parte dei meme che girano in questi giorni scherzano sul fatto che in quarantena si ingrassa.
Se la vostra attività commerciale ha a che fare (anche in modo collaterale) con il fitness e con la cura del corpo, è decisamente consigliato proporre ai vostri clienti esercizi da poter effettuare a casa, come stanno facendo Decathlon e, più in piccolo, tante palestre sul suolo nazionale.

Ma l’attenzione degli italiani, in questi giorni di reclusione forzata, è anche sul pulire e mettere in ordine la casa. Su questo punta molto la comunicazione social di IKEA, giustamente volta a valorizzare l’ambiente domestico con la campagna “Ripartiamo da casa”.

Swiffer Italia coniuga in modo geniale questi due aspetti, l’attività fisica e la pulizia di casa.

Bambini e creatività

Da un lato la quarantena riduce i contatti con l’esterno, dall’altro favorisce la vicinanza dei nuclei familiari, che si ritrovano a passare molto più tempo insieme, in casa. Le scuole sono chiuse ormai da diverse settimane e, come sappiamo, i bambini si annoiano facilmente e in fretta.
Per le aziende che si rivolgono al target delle famiglie può sicuramente essere utile proporre spunti per permettere a genitori e bambini di passare il tempo insieme in modo creativo.
Ci ha pensato la Mulino Bianco, icona suprema del concetto di famiglia perfetta, con la rubrica #InCasaConMulino, che propone lavoretti di bricolage per dare “sfogo alla creatività dei nostri bimbi con quello che abbiamo in casa”.

Viaggiare con la fantasia

La reclusione non è solo domestica, ma anche geografica: in questo periodo ci sentiamo reclusi all’interno della nostra nazione, della nostra regione e del nostro comune, da cui non possiamo spostarci se non per gravi e comprovati motivi. Perfino per camminare nei paraggi di casa nostra potremmo aver bisogno di un’autocertificazione.
E allora, se non possiamo viaggiare, facciamolo con la fantasia.

Se la comunicazione di Alitalia è principalmente volta all’emergenza e piattaforme gettonatissime come Booking e ViaGogo non proferiscono parola, a venirci incontro è, ad esempio, la celeberrima linea di guide turistiche Lonely Planet, che prima scherza pubblicando la copertina di una fantomatica guida alla scoperta di casa propria, poi propone un viaggio ai Caraibi “sotto le coperte”.

È la stessa logica che ha portato la Galleria degli Uffizi di Firenze e tutti i principali musei del mondo a proporre visite guidate virtuali.

E per rimanere sempre informati su ciò che accade nel mondo, oltre a poter contare sulle edicole (fra le poche attività commerciali rimaste aperte), ci sono Mondadori e Condé Nast che propongono abbonamenti gratuiti alle loro riviste online. Fra i quotidiani digitali gratuiti, invece, La Repubblica e La Stampa.

Lontani, ma uniti

Il periodo che stiamo vivendo ci costringe a stare separati, ognuno a casa propria. Eppure l’Italia è più unita che mai. Lo vediamo nei flashmob che, grazie alla cassa di risonanza dei social, hanno animato tutta la penisola.

Come sempre, in periodi di crisi, aumenta l’orgoglio e il senso di appartenenza alla nazione. Graditissimi, quindi, ringraziamenti ed elogi al personale medico e a chi fornisce un servizio ai cittadini in questo periodo di crisi (supermercati, farmacisti, edicolanti) e post che inneggiano alla capacità dell’Italia di rialzarsi (non è un caso che il motto “Andrà tutto bene” sia gettonatissimo) e ai sacrifici che gli italiani stanno facendo per scongiurare il contagio.
È quello che hanno fatto ambasciatori dell’”italianità” come Scavolini (“la più amata dagli italiani”) e Barilla.
Attenzione, però, a non cadere nel populismo più becero e/o nello stucchevole.

Il segreto sta nell’essere diretti e sinceri. Stiamo tutti vivendo un periodo difficile, aziende e consumatori. È importante, anche e soprattutto per le attività commerciali che sono state chiuse, continuare a comunicare con i propri clienti, essere presenti anche a distanza, accompagnare i propri consumatori in questa sfida.

Vuoi sapere come comunicare con i tuoi clienti in questo periodo di crisi?
Noi possiamo aiutarti, contattaci per saperne di più.

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Immagini, advertising, responsabilità: gli errori imperdonabili delle maison di moda

2 Ottobre 2019

Succede spesso che la comunicazione si intrecci con la moda: un campo affascinante, ché anche nel ramo dell’advertising lascia sempre il segno. Per lo più.
Già: perché che succede quando le grandi maison e i maestri couturier si fanno calcare troppo la mano dalla necessità di idealizzare il loro prodotto, commettendo qualche gaffe decisamente non perdonabile a livello sociale?
Questo è quanto è successo alla Maison Dior la quale, a metà di questo mese ormai giunto al termine, ha sottovalutato le conseguenze di una campagna advertising con protagonista Johnny Depp.

Dior: autoreferenzialità non responsabile

“We are the land. Sauvage”: in un percorso a ritroso su questo spot, girato nel deserto del Nevada, il claim finale ha fatto storcere il naso a molti, negli USA e non solo.
Perché la “terra selvaggia” in questione è la terra dei Nativi americani che, come la storia – ma anche i più recenti oneri della cronaca – ci insegnano, sono stati sterminati e rinchiusi nelle riserve.
Un accostamento quindi di termini decisamente in antitesi. Il tutto, poi, rafforzato da immagini affascinanti ma del tutto posticce: la bellissima Sioux, che in realtà è un’attrice canadese, e il ballerino intento a danzare in variopinti costumi Cherokee, ma sulle note di una chitarra elettrica suonata da Johnny Depp.
Che cosa si evince, da questo spot diffuso su TV e sulla carta stampata? Una mancanza di analisi e di responsabilità da parte della grande Maison Couturière che, pur di dare un contesto d’ispirazione forte – rimarcando la sensazione che il nome e l’aroma di questa eau de parfum devono per forza dare – sbaglia completamente il significante andando ben oltre la stereotipizzazione, ma rimanendo del tutto dentro all’auto-referenzialità.

Non solo Dior: il caso Gucci

Anche per la maison fiorentina Gucci sembrano lontani i tempi sognanti di “Flora”, l’eau de parfum che ammiccava ai richiami di “Pic Nic a Hanging Rock” sulle note dilatate della cover di “Heart of glass” dei Blondie: all’inizio dello scorso 2019, il brand è stato pubblicamente accusato da Spike Lee e altri esponenti del mondo artistico americano di non avere volontariamente un numero adeguato di stilisti neri. Non solo: negli stessi giorni, Gucci ha dovuto ritirare dal commercio USA un maglione che ricordava, a detta di molti, il “blackface”, il costume che, tra la fine dell’800 e gli anni ‘30, veniva usato dai bianchi per ridicolizzare gli schiavi. Solo una coincidenza? Molto probabile.
Ma la questione è un’altra: la maison, attaccata soprattutto su Twitter, ha risposto alle accuse con una dichiarazione di intenti – assumere sicuramente stilisti neri –  e un’azione concreta – far sparire dal commercio il maglione incriminato e porgere le più sentite scuse. Dior, invece, non ha fatto nulla per porre rimedio a questo scandalo al sole: tempestati di mention e commenti indignati da parte di mezzo mondo, la maison non ha ritirato lo spot, non ha fatto uscire nessun position paper, non ha messo in atto nessuna manovra di crisis management. Semplicemente, forse, lascerà che la folla si calmi e che lo spot venga dimenticato.

In Siks ADV, però, ci viene naturale riflettere su questi meccanismi comunicativi, e notare quale sia la grande mancanza di fondo: una totale assenza di crisis management, che oggi non può passare per un semplice comunicato di scuse, ma potrebbe arricchirsi di un qualcosa di unconventional, magari riprendendo proprio la campagna incriminata e, tingendola di ironia, sorridere di sé stessi e di tutti quegli errori che possono costellare il cammino stellato della moda.

Perché ciò che fa un brand è la sua capacità di comunicare, anche “fuori dalla scatola” autocelebrativa o convenzionale: un comunicazione che non si esaurisce solamente nel senso di evocazione che il prodotto, con il suo naming e la sua costruzione di immagini, ci dà. E, forse, per questo, preferiamo chi se la gioca su altri piani, proprio come Chanel fece in questo intramontabile classico dell’ADV firmato da Jean-Paul Goude.

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Siks Adv firma #sempreconte, la nuova campagna abbonamenti U.C. Sampdoria

30 Luglio 2019

Siks Adv ha realizzato per Sampdoria il concept creativo di comunicazione #sempreconte che mette la passione del tifo sampdoriano al centro della comunicazione, esaltando il legame indissolubile con la sua squadra del cuore. Una campagna di grande impatto con dei testimonial d’eccezione: i tifosi blucerchiati. Attraverso copy coinvolgenti legati al linguaggio calcistico, i tifosi diventano essi stessi parte integrante della squadra, come fossero il dodicesimo uomo in campo che gioca ogni partita, anche se dagli spalti.

Sette storie, sette volti, sette ritratti con lo sguardo rivolto verso lo spettatore che esprimono il forte attaccamento alla squadra. Tifosi autentici di età, nazionalità, lingua differenti, ma le cui storie, tutte profondamente diverse tra loro, sono accomunate dal fatto di confluire in una più grande con la S maiuscola. Proprio come Sampdoria. Tra loro c’è la storia di Santino, signore di 90 anni nato a Palermo e già tifoso dell’Andrea Doria, ma c’è anche la storia di Hubert, un energico undicenne, nato a migliaia di chilometri di distanza quasi ottant’anni più tardi. Eppure è così, è la Sampdoria a creare tra loro un filo invisibile.

L’uno è un veterano di presenze allo stadio, l’altro un difensore della maglia. Maglia di cui si è innamorato, come spesso accade, un po’ a sorpresa.
Agli occhi di Santo, di Hubert, di Roberth, ma anche dei genovesissimi Laura, Giovanni, Giulia e Moreno è affidato un messaggio speciale. La Sampdoria è #sempreconte, come raccontano queste storie, scelte tra tante, di chi non ha mai fatto mancare il suo tifo dagli spalti di Marassi.

La comunicazione fa parte di un’operazione integrata che si sviluppa attraverso campagna affissioni, stampa, video social, sponsorizzazioni Facebook e Instagram.

Credits:
Agenzia: Siks Adv
Creative Director: Leopoldo Befe
Art Director: Paola Ferrando
Copywriter: Riccardo Ciunci
Account Director: Pierluigi Beccaris
Fotografia: Andrea Facco
Post-Produzione: Camilla Berni

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Ikea contro il cyberbullismo: le campagne che corrono sui social

11 Luglio 2019

Il fenomeno del cyberbullismo è ormai di portata mondiale: le società iper-tecnologiche, infatti, registrano un aumento esponenziale di questa forma di violenza silenziosa.
I dati del Centro Nazionale di Ascolto parlano di un 15,9% di ragazzi italiani vittima quotidiana di bullismo online.  E questo essere sempre “always on”, iper-connessi e iper-raggiungibili, rappresenta una modalità di utilizzo della rete senza filtri in cui gli adolescenti non sono in grado di proteggersi come gli adulti saprebbero fare.

Un tema, questo, caro anche al mitico brand svedese Ikea: perché Ikea, oltre a proporre ADV incentrate sulla comunicazione di brand e di prodotto, si focalizza con grande attenzione anche sulle tematiche sociali, con sincerità e con creatività.
Sincerità, perché il brand svedese conosce il suo potenziale comunicativo e di reach; e creatività perché la fantasia e le idee in fermento sono il miglior veicolo con cui catturare l’attenzione di chi legge, guarda, ascolta.
In particolare, Ikea ha lanciato ben due campagne negli ultimi anni, tra il 2018 e il 2019, durante le giornate contro il cyber-bullismo utilizzando non solo i social, ma anche l’esperienza diretta di studenti under 18. Vediamole insieme!

2018: “Bully a plant”

I danni del bullismo, sotto gli occhi dei più giovani, in veste di esperimento scientifico condotto con i propri professori della scuola secondaria: così il gigante svedese ha fatto registrare a ragazzi delle scuole medie, negli Emirati Arabi, una serie lunghissima di messaggi contenenti insulti e messaggi d’affetto, affinché fossero poi riprodotti ad alcune piante. E, incredibilmente, le piante che hanno subito durissimi commenti negativi sono appassite dopo 30 giorni, mentre quelle che hanno potuto “ascoltare” i rinforzi positivi sono rimaste in salute.
Il portavoce di IKEA ha dichiarato: “Questo test è stato creato da IKEA per gli Emirati Arabi Uniti per sostenere la giornata mondiale contro il bullismo, per aiutare i bambini a capire gli effetti del bullismo, educando i più giovani a questo argomento, con reazioni plausibili sotto i loro occhi, affinché avvenga la diffusione della gentilezza, che aiuta tutti a crescere e prosperare “.
E poco importa se le comunità scientifiche hanno valutato come poco veritiero il risultato dell’esperimento: quello che conta è come i più giovani abbiano potuto toccare con mano gli effetti della comunicazione “shaming”.

2019: Ikea “sensitive rooms”

Una big issue di apertura: “oggi, gli adolescenti non si sentono più sicuri a casa. Perché nelle loro stanze entra una invisibile violenza: il cyber-bullismo“; e un video che spiega in un minuto e mezzo questa iniziativa.
In particolare, Massimiliano Santini, Web&Social Media Leader di Ikea Italia, ci racconta, nello speakeraggio del video, l’iniziativa lanciata per la giornata italiana contro il cyber bullismo. Molto semplicemente: allestimenti e rendering di camere dedicate agli adolescenti, sul profilo Instagram, sono state oscurate da un watermark che indica “contenuto sensibile” durante la giornata nazionale di sensibilizzazione sul tema.
E la stessa cosa è stata replicata anche nei punti vendita fisici dove, all’interno dei reparti dedicati ai più giovani, sono apparse delle tendine con lo stesso messaggio veicolato sul web. Una tendina da valicare, ovviamente, e dove trovare, dietro di essa, contributi audio e video che raccontano come sia immediato l’effetto che questa forma di violenza porta anche nei luoghi in cui ogni adolescente dovrebbe sentirsi al sicuro e protetto.
Non solo: il “contenuto sensibile” è ciò che migliaia di adolescenti vivono nella loro stanza.
Una campagna social la cui portata è stata davvero ampia: oltre 7,4 milioni di persone raggiunte online, grazie anche all’hashtag #notinmyhomepage, per una diffusione totalmente organica e che è riuscita ad andare dritta al cuore del problema.

Un’idea creativa, quando incontra contenuti semplici, efficaci e comunicativi, riesce a ricevere risultati realmente importanti: e questa case history Ikea può fungere da memorandum per tanti altri brand, ricordandoci sempre quanto sia utile comunicare messaggi attuali e di come essere ambassador riconosciuti possa contribuire a gettare attenzione sulle problematiche che più ci stanno a cuore. Un lavoro sicuramente non facile, così come non è facile conquistare una brand awareness sempre efficace e positiva, ma utile a renderci protagonisti di una comunicazione in grado di andare oltre il marchio e oltre il commerciale.

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