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Flyingminds

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Agenzia di comunicazione

Internet & New Media

Cosa succede in un minuto su internet?

13 Luglio 2018

Internet è sicuramente uno dei non-luoghi più trafficato del pianeta. Il tempo, qui, si dilata e si fraziona nello stesso istante: miliardi di persone si incontrano, vengono compiuti acquisti, download e scambio di dati.
Cosa succede in un minuto su internet, quindi? Beh, questo è il titolo dell’interessante ricerca portata avanti – negli USA – da Cumulus Media nei primi mesi del 2018, e che ha portato alla produzione di un’infografica puntualissima che ci mostra cosa succede nel web, nella media di 60 secondi, in tutto il mondo.

Una questione di statistica!

I dati che vengono riportati in questa infografica, riproposta anche il 29 maggio scorso da Social Media Today, ci dicono che:

  • in un secondo, 873.000 persone si collegano a Facebook;
  • quasi un milione di persone ricercano l’anima gemella su Tinder;
  • 174.000 user caricano immagini su Instagram e controllano compulsivamente il proprio feed.

Non solo social

Whatsapp e Messenger sono ormai i collettori di messaggistica più utilizzati al mondo, oltre a Telegram: infatti, in un solo minuto, vengono inviati ben 38 milioni di messaggi!
Nostalgici? Nessuna paura! C’è spazio anche per i vecchi sms: ben 18 milioni di messaggini vengono spediti ogni minuto.

Netflix, e-commerce e shop

Se i social sono ormai un universo conosciuto, le nuove piattaforme di streaming video e di shopping online sdoganano dati mirabolanti. In un minuto, infatti, vengono spesi quasi 900.000 dollari, e quasi 400 mila app vengono scaricate.
Netflix, invece registra ben 266.000 ore di video e serie tv viste complessive nell’arco di un solo minuto! Ci rincuora vedere, comunque, come alcuni gesti un po’ più datati – non solo gli SMS, ma anche le mail, così indispensabili ogni giorno – sopravvivano alle piattaforme di project management e di task: la posta elettronica conta, infatti, 187 milioni di invii al minuto! Buone novelle, insomma, anche per l’email marketing.

Perché abbiamo deciso di parlare un tema di questo genere? Perché – è vero – ci occupiamo di advertising, e creatività, ma la maggior parte delle nostre attività trova poi la sua applicazione nel web. Che sia un sito internet, una strategia social, o un video, la rete è il background che accoglie tutto questo.
Non solo: a livello strategico è importantissimo conoscere le abitudini degli utenti, per offrire loro ciò che cercano,tra temi, accessi e piattaforme: questa ricerca può essere una risorsa reale per ogni strategia online di marketing.

E, soprattutto, perché ognuno di noi è parte di questo meraviglioso moto perpetuo!

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Filed Under: Internet & New Media

Google News e Subscribe: il nuovo modo di fare giornalismo autorevole nel web

27 Aprile 2018

Guerra alle fake news? Beh, questa è certamente una delle prese di posizione più discusse del web, che hanno dato adito a una serie di dibattiti nell’ultimo anno piuttosto avvincenti e intensi. E, in questo ambito, non poteva mancare Mr. G, che dalla lontana ma sempre rieccheggiante Silicon Valley ha creato, proprio nel corso degli ultimi 365 giorni, progetti e strumenti che aiutano il giornalismo tra le righe digitali a essere autorevole, credibile e con fonti rintracciabili: il tutto grazie all’interazione con i suoi utenti.

Google news initiative

Google News Initiative è, come dice il nome, un’iniziativa per aiutare il giornalismo a prosperare in un’era digitale. Prodotti, partnership e programmi con bandi a cui giornalisti e testate possono aderire per costruire un futuro migliore per le notizie. Gli obiettivi del progetto serviranno a sviluppare nuovi modelli di business per supportare il giornalismo di qualità, rafforzarlo ed elevarlo, aiutando le organizzazioni di notizie a sfruttare la tecnologia per l’innovazione all’interno delle redazioni.

Subscribe with Google

300 milioni di dollari: è l’impegno – decisamente concreto – che Google prende nel lanciare un nuovo progetto che aiuta il giornalismo a crescere nell’era digitale attraverso tool e verifica delle fonti continua. Ma come funziona Subscribe with Google? Si tratta di uno strumento free (fino a un certo numero di accessi), semplice e intuitivo – i tre capisaldi del funzionamento di ogni Google tool – che dà la possibilità alle persone di iscriversi facilmente a diverse testate, aiutando gli editori a comprendere quanti nuovi lettori arrivano, a cosa sono maggiormente interessati, riuscendo a coinvolgerli. Una nuova formula di abbonamento, per chi decide di sottoscrivere la versione pay, che punta tutto sull’interazione e sulla facilità di navigazione: una piattaforma unica da cui consultare notizie e fonti in tempo reale.

Al momento, in Italia, solo La Repubblica ha deciso di prendere parte a questo sistema informativo, ma molti altri seguiranno a breve i suoi passi. All’estero, invece, troviamo il New York Times, il Washington Post, il Daily Telegraph, Le Figaro, El Pais e Grupo Globo.

Mr G. sa stupirci ogni giorno: dopo gli strumenti gratuiti e plasmabili per i propri obiettivi della Formazione in Digitale, ecco che un altro passo avanti viene fatto per garantire un giornalismo a misura di buona notizia, e con un impegno concreto per chiunque desideri farne parte, o migliorare il suo modo di raccontare le notizie. Insomma, strumenti che rendono la vita ogni giorno più semplice!

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Filed Under: Internet & New Media, News

Project managing: Drive e Calendar, la bellezza della semplicità

12 Aprile 2018

Per gestire un progetto lavorativo o digitale, ormai, agenda e telefono non sono più sufficienti: chiunque abbia a che fare con la comunicazione utilizza tool di project managing: ne abbiamo elencati alcuni tra i più noti e apprezzati in questo articolo.
Anche Mr. Google, però, dall’alto della sua esperienza, ci offre la possibilità di ottenere un bilanciamento perfetto di due tra le risorse free più utilizzate nel mondo digitale, che consentono di mantenere un ottimo controllo sulle task, sul rispetto delle tempistiche. In più sono gratuiti, e quindi perfetti per bilanciare operatività e budget: Google Calendar e Drive!

Google Calendar: le funzioni più “skillate”

Potremmo sicuramente dire che Calendar è una risorsa piena di sorprese: se dovessimo fare una breve panoramica di tutto ciò che ci consente, potremmo dire che è possibile creare un calendario in cui inserire i punti salienti del progetto, le scadenze e i promemoria e condividerlo con il team.
Ma c’è molto di più:

  • La funzione offline: basta settare le impostazioni su “offline” del calendar. Perfetto per quelle evenienze non così rare in cui avere a disposizione una wifi è pressoché impossibile!
  • L’aggiornamento con mail e sms: sempre tramite le impostazioni, possiamo inserire il nostro indirizzo Gmail e il nostro numero di telefono, per ricevere notifiche sugli eventi imminenti;
  • La possibilità di stampare il calendario in PDF: copy smemorato? Grafico ancora ancorato al buon vecchio cartaceo? Ecco come ottenere un pratico calendario in PDF tutto da evidenziare e da tenere sulla propria scrivania;
  • Funzione ricerca: devi spostare un appuntamento, ma non riesci a trovarlo? Usa la barra in alto a destra, e ricerca il tuo evento in maniera velocissima.
  • Project managing per emisferi (geograficamente) opposti: Calendar ti fornisce un modo semplice per gestire un team di persone che lavorano in fusi orari diversi: ti basterà sovrapporre i calendari dei membri del team per verificare quando sono tutti disponibili per meeting e call.

Google Drive: uno per tutti, tutti per uno

Google Drive: non è un semplice insieme di folder – o cartelle, che dir si voglia -.
Al suo interno, infatti, esiste un mondo di possibilità, per gestire un progetto nei suoi contenuti – l’anima – tra grafiche, copy, file Excel, video storage e molto altro:

  • creare cartelle è facile proprio come crearle da Desktop;
  • hai la possibilità di condividere le tue cartelle con i collaboratori più adatti, semplicemente cliccando su “condividi”, e inserendo il loro indirizzo mail;
  • nelle cartelle puoi non solo caricare file di qualsiasi tipo, ma puoi creare documenti di testo e worksheet direttamente con i Google Docs;
  • condivisione e Google docs = modifiche in tempo reale, fatte anche a più mani. Così, se dopo un briefing c’è quella cosetta da cambiare, lo si può fare subito, in team, condividendo immediatamente il risultato.

Questi strumenti, non sono solo altamente intuitivi, ma sono anche gratuiti. Infatti – oltre all’immensa costellazione di quelli che sono i tool Google per semplificare le giornate lavorative e i carichi di lavoro – è possibile gestire le attività di project managing anche quando i budget per operare sono, come a volte può succedere, ridotti all’osso.

Come combinare Google Calendar e Drive assieme?

Molto semplice: possiamo descrivere, all’interno del singolo giorno di Calendar, appunti, note e… inserire link. Vogliamo sincronizzare il materiale per un meeting all’interno di Calendar, quindi? Non ci resta che copiare il link della cartella che desideriamo dal Drive, incollandolo all’interno delle note di Calendar.
Un gioco da ragazzi, perfetto sia per chi si sta approcciando al project management, sia per chi ha necessità si un’alternativa a tutti quei tool così laboriosi, a volte dispendiosi, e desidera uniformare il proprio lavoro attraverso una piattaforma unica, per  un punto chiaro e condiviso della situazione.

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GDPR: il nuovo regolamento privacy europeo al debutto

15 Marzo 2018

GDPR: una sigla con cui dovremo prendere confidenza. Si tratta, infatti, di un acronimo che sta a indicare “General Data Protection Regulation 2016/679”, normativa che diventerà definitivamente applicabile in tutti gli Stati dell’Unione europea, start up comprese.

Il Regolamento Privacy europeo GDPR sarà in vigore a breve, dal 25 maggio 2018: vediamo innanzitutto in cosa consiste e perché è nato. In poche parole, il GDPR riguarda alcune funzioni principali, come:

  • esplicitare il consenso nei moduli di contatto a tutti i servizi a cui l’utente presta il consenso all’utilizzo dei suoi dati. Per esempio: se con l’invio di una richiesta informazioni viene inserito nella newsletter, va detto e va inserita una spunta dedicata;
  • il banner per il blocco dei cookie, che viene mantenuto, ma che dovrà essere presente sui siti web di tutte le aziende, agenzie, imprese e organizzazioni;
  • la privacy cookie policy rimane invariata: nessun cambiamento;
  • il titolare del trattamento dovrà dare prova di avere il consenso per utilizzare i dati dei clienti.

A garantire tutto questo, viene nominata una figura particolare: il Data Protection Officer, una persona fisica che costituisce il punto di contatto per la gestione delle problematiche legate alla data protection, all’interno di un’azienda, di un’agenzia o in un’organizzazione.

Cosa comporta il nuovo Regolamento Privacy europeo GDPR?

Il Regolamento Privacy europeo GDPR non è un nemico che parla burocratese, ma un insieme di regole unitarie, amiche delle diverse tipologie di business, per incentivare l’integrazione del Digital Single Market, il mercato unico europeo dove viene garantita la libera movimentazione di beni, servizi, capitali e persone. Il GDPR prevede un’applicazione diretta in tutti gli Stati membri dell’Unione, permettendo di creare un unico regime di protezione dei dati per tutto il territorio dell’UE. Protagonista del Regolamento Privacy europeo GDPR è il consenso: prima era libero, specifico, e sempre revocabile, anche nel caso fosse per iscritto; mentre ora è sempre revocabile, ma inequivocabile. Il titolare, infatti, deve essere in grado di dimostrare di aver ottenuto il consenso dell’interessato secondo i requisiti della legge.

Per questo verrà creata la “prova del consenso”:

Come abbiamo appena detto, il titolare deve essere in grado di dimostrare che ha acquisito il consenso dell’utente in una modalità valida. In particolare, però, dovrà dimostrare:

  • chi ha prestato il consenso;
  • quando è stato prestato il consenso;
  • come è stato richiesto questo consenso;
  • a quali documenti l’utente ha prestato il proprio consenso, oltre ai documenti di privacy e cookie policy che deve aver accettato.

La “portabilità del dato”

Si tratta di una tutela per chi ha sottoscritto il consenso: i dati devono essere comunicati al titolare in formato elettronico, leggibile e soprattutto riutilizzabile per poterli conservare o per trasferirli a un altro titolare.
Questo diritto alla portabilità del dato, che è una facilitazione, riguarda solo:

  • i dati trattati con strumenti automatizzati;
  • i dati il cui trattamento di basa sul consenso dell’interessato o su un contratto;
  • i dati trasmessi direttamente dall’interessato: non sono più validi, quindi i dati derivati o i metadata.

Il “diritto all’oblio”: cosa significa?

Altro punto fondamentale di queste nuove normative riguardano il diritto all’oblio. Gli interessati hanno infatti diritto di richiedere la cancellazione dei dati che li riguardano salvo:

  • quando entra in gioco il diritto alla libertà di espressione e informazione;
  • per la difesa in sede giudiziaria.

Conosci la tua azienda?

Una domanda molto importante, questa: il GDPR prevede un forte cambiamento in quella che è la responsabilità del titolare del trattamento, che deve compilare un registro delle attività di trattamento, documento in cui il titolare tiene traccia dei dati relativi a dipendenti, fornitori, partner e soprattutto clienti, indicando e finalità del trattamento: un obbligo, quello del registro, per le imprese con più di 250 dipendenti, ma che può rappresentare anche per le piccole realtà una risorsa di gestione più efficace e ordinata della sicurezza dei dati.
Il GDPR mette qualunque persona nella condizione di controllare consapevolmente i propri dati, garantendo il diritto all’informazione, all’accesso, alla rettifica e alla cancellazione dei dati, il diritto alla limitazione del trattamento e il diritto di opposizione: il cambiamento ormai, è in atto anche qui in Siks ADV. Speriamo di esserti stati utili con questa piccola guida!

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2018: i trend digitali e sociali in Italia e nel mondo per una strategia digitale completa

9 Marzo 2018

Esperienze digitali mutevoli, cangianti, in un mondo affascinante e mutevole: stiamo parlando di Internet data, di accessi e di mondo digital.
Dal professionista online, fino all’azienda più di nicchia, conoscere le preferenze degli utenti, in fatto di accessi social, uso del mobile nel mondo e, soprattutto, in Italia, ci consente di essere sempre – strategicamente – un passo avanti. Per esempio: prova a pensare alle esperienze di cura del cliente, che passano imprescindibilmente attraverso meccanismi comunicativi di social vestiti, con chatbot e chat, video e connessioni. In questo nostro nuovo post, quindi, desideriamo condividere con te qualche pillola su innovazione e comunicazione digital.
La fonte che ci accompagnerà in questo mini-survey? WeAreSocial e Hootsuite, e il loro digital report!

La situazione mondiale: uno sguardo al contesto

Il digitale nel mondo – quello costituito da utenti internet, accesso ai social media, e al mobile – è sempre più attivo: sono oltre 250 milioni le persone connesse per la prima volta, tra la fine del 2017 e gli inizi del 2018.
Il primato? Va al continente africano, early bird dell’evoluzione dell’industria mobile, che ha reso la comunicazione digitale finalmente più accessibile e a buon mercato. Gli utenti internet nel mondo sono oltre 4 miliardi, e quelli attivi sui social ben il 42%: ciò significa che circa il 50% della popolazione mondiale possiede una connessione, e la utilizza per le reti sociali. Infine: gli utenti che utilizzano un dispositivo mobile sono oltre 5 miliardi, il 68% della popolazione mondiale censita. Il 39% di questi utilizza smartphone e tablet per accedere ai social media, dove Facebook regna sovrano incontrastato.

L’Italia: la rete è… mobile

Si sa, l’Italia è un paese estremamente connesso, chiacchierone, comunicativo. Lo siamo per patrimonio genetico, e lo dimostriamo anche nei comportamenti online: nel Belpaese si stima che, sui 59 milioni di abitanti, il 73% faccia uso della rete per oltre 6 ore al giorno. Di questi 59 milioni, 34 utilizzano i social, 49 sono attivi soprattutto da mobile, e 30 utilizzano i social network esclusivamente da smartphone e tablet.

YouTube: caposaldo degli accessi social in Italia, contro ogni aspettativa.

Anche in Italia Facebook è il re di cuori delle connessioni sociali? No. O meglio, non più: il social blu infatti detiene il secondo posto dopo YouTube, per due soli punti percentuali, a testimonianza che il trend video è sempre più forte.
Anche il resto della classifica rivela un cambiamento nel trend social del nostro paese: WhatsApp e Messenger di Facebook guadagnano terreno rispetto a Instagram, in quinta posizione. Un caso? Molto probabilmente no. Anzi, una strategia da sfruttare a pieno, per dare un follow-up a clienti e a contatti davvero completo ed efficiente, con strategie di customer care in tempo reale e personalizzabili.
Facebook e Instagram restano comunque decisamente più utilizzati dell’uccellino blu, Twitter, contendendosi rispettivamente 34 e 16 milioni di utenti di età compresa tra i 16 e i 63 anni.
Una galassia di dati, questa, ma anche di applicazioni pratiche, utili, profonde, per comprendere al meglio quali siano i meccanismi comunicativi che ci circondano, e di cui siamo parte anche noi, quotidianamente.

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LinkedIn; il trucco c’è, ma non si vede. Ovvero: uno strumento di personal branding fondamentale.

2 Marzo 2018

Il branding è ciò che gli altri dicono di te, quando non sei nella stanza con loro

Una definizione decisamente chiara e accattivante, questa, e che è stata data da Jeff Bezos, foondatore e CEO di Amazon.com.
E sì, oggi parleremo di personal branding: una leva davvero forte in un mondo dove professioni creative  e bisogno di creatività – ma anche di una gestione mirata, strategica e ordinata, delle attività di comunicazione – collimano sempre di più.
Il personal branding è un mix composto da regole di marketing – dalle 4 P (prodotto, prezzo, posizionamento, promozione) alle 6 C (cliente, costi, comunicazione, convenienza; ma anche contenuto e comunità) –  il cui fine è promuovere l’identità delle singole persone, o delle aziende. In poche parole: ci sei, stai comunicando un valore forte, condivido quello che dici, quindi posso fidarmi. Probabilmente ti contatterò. E, il resto del gioco, è presto fatto.
Creare un proprio marchio personale, come freelance, agenzia o azienda, dando alla luce un proprio tono, un’immagine corredata e un monitorare il percepito del nostro marchio: tutto questo contribuisce a trovare quella voce giusta per spiccare tra la folla. Il passo successivo? Trovare il giusto megafono per farla arrivare a quanti più potenziali interessati possibile. Come sappiamo, ogni social network, contribuisce, seppur con meccanismi differenti, a indirizzare il nostro messaggio a quante più persone, ma ecco che LinkedIn lo fa in maniera più accurata.
Già: LinkedIn, un social network non comune che sfrutta le potenzialità degli strumenti digitali per creare un’esperienza di community lavorativa unica nel suo genere. Amato da stakeholders, CEO e recruiter, LinkedIn è decisamente uno strumento perfetto anche per la propria brand reputation.
Questo social business network è nato dalla geniale idea di Reid Hoffman, californiano laureato in Scienze del Comportamento, che ha deciso di mettere a frutto il suo sapere non nell’attività didattica, ma nel mondo dell’impresa. Dal 2005, anno di nascita del social, a  oggi, di strada ne è stata battuta tanta: infatti, nell’aprile del 2017, questa piattaforma ha raggiunto i 500 milioni di iscritti, di cui 10 milioni in Italia. Pensato per le esigenze di chiunque abbia un’idea di business in mente, dà la possibilità a ogni iscritto di aprire un profilo privato, per esempio per i freelance o i consulenti, oppure aziendale, per chiunque abbia un team di lavoro e desideri presentarsi come tale. Dal copywriter, all’azienda edile che fabbrica gru: un brillante universo di connessioni, tutte utili le une alle altre. Forse la creatività non è la caratteristica fondante di questo social, ma siamo sicuri che una presenza curata su questa piattaforma sia davvero imprescindibile per personal e corporate branding.

Nota al lettore: usare termini inglesi, parlando di LinkedIn, è inevitabile. In questo post saremo un po’ più internazionali, ma ti promettiamo una carrellata delle sue potenzialità chiara e applicabile sin da subito.

LinkedIn, in poche parole: perché è utile.

In poche parole, ecco che LinkedIn è l’ideale per:

  • sviluppare relazioni, con clienti potenziali e altri professionisti, all’interno di una rete attiva;
  • monitorare la presenza e il percepito del tuo brand, personale o aziendale: basterà notare le interazioni con te, per avere un’idea dell’interesse generato dal tuo brand;
  • presentare e far conoscere la tua attività in maniera curata.

Un social business network unico nel suo genere

Social, business: il nocciolo della questione. Questa è la definizione che il mondo intero dà a LinkedIn: non si tratta, quindi, uno spazio prettamente conversazionale, come potrebbe essere Facebook o Twitter. Di conseguenza, prestiamo attenzione a ciò che diciamo: misurare le parole, pesarle, e lavorare di efficacia è importante in questo social che ha fatto del lavoro e del branding la sua chiave di svolta. Sua, sì, ma anche dei milioni di utenti che lo usano quotidianamente per intessere una grande tela fatta di relazioni e progetti business.
Va da sé, quindi, che una delle componenti fondamentali del personal branding, e del personal branding su LinkedIn, stia proprio nel linguaggio che utilizziamo, il sentiero su cui scrivere la nostra storia di branding personale. Tono di voce, proposizione del vostro valore, argomenti trattati, scrittura attenta e puntuale della bio: tutto questo parla di noi, ed è necessario affinché anche gli altri lo facciano – e bene – quando non siamo nella stanza.

Com’è fatto LinkedIn per il personal branding: 110 caratteri per catturare l’attenzione

LinkedIn possiede una peculiare struttura a livelli attraverso cui possiamo posizionare le informazioni su di noi e sulla nostra attività, a partire dalla bio, l’intestazione: uno spazio dedicato al nostro nome, cognome, a foto o logo, e una descrizione concisa, di 110 caratteri, meno di un tweet, ma dettagliata legata all’attività che portiamo avanti.
Successivamente, LinkedIn ci dà la possibilità di inserire un abstract per spiegare al meglio, attraverso anche una chiamata all’azione, per catturare lo sguardo e l’attenzione di chi ci legge.
Pubblica, quindi, informazioni chiare, di valore, e punti di forza. Non solo: inserisci tutti i link che parlano di te: blog, altri canali social, fino al contatto mail e Skype. Dai un’idea a tutto tondo! Usa la possibilità di personalizzare l’URL del tuo profilo, e utilizza le keyword che ti descrivono al meglio.

Una serie di strumenti per il personal branding

Dai gruppi, alla messaggistica privata, fino a Pulse, LinkedIn mette a disposizione di ogni persona una serie di implementazioni perfette per una strategia a tutto tondo di personal brandng: possiamo creare contenuti, diffonderli nel nostro Pulse,una sorta di blog all’interno del circuito LinkedIn, inviarli ai contatti (senza fare spam!) attraverso la messaggistica privata, oppure parlarne nei gruppi a cui siamo iscritti. Diffondiamo la nostra voce, il nostro tono, e il nostro brand, creando risorse utili e chiare che possano essere un valore per gli altri.
Contenuto, diffusione, rafforzamento dell’immagine: non manca proprio nulla, fino alle conferme della proprie skills da parte dei nostri collegamenti, così importanti in tempi in cui valutazioni e recensioni fanno leva sulle azioni degli utenti!
LinkedIn, però, può essere soprattutto uno strumento human friendly capace di creare fiducia, sentimento immancabile all’interno del processo di costruzione non solo di relazioni, ma anche di un brand: l’emozionalità può essere espressa anche sul social business network più famoso al mondo. Come? Ricerca i contatti con cui hai collaborato in passato, dai loro una conferma delle competenze, scrivi un messaggio privato: un gesto che darà vita a un sentimento di gratificazione e che andrà a consolidare un rapporto!
Creare valore umano è davvero più semplice di quanto si pensi, ed è un’azione che si unisce a tutte quelle marketing oriented: questa cosa la amiamo particolarmente, ed ecco perché abbiamo deciso, oggi, di dedicare un po’ del nostro tempo e delle nostre parole per parlarti di questa piattaforma. Siamo sicuri che correrai a provarla: e, intanto che ci sei, perché non passi a trovarci sul nostro profilo aziendale?

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