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Agenzia di comunicazione

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Comunicare con la Generazione Z, durante e dopo il COVID-19

7 Maggio 2020

La pandemia di COVID-19 lascerà un marchio indelebile nella vita di ognuno di noi, ma a rimanere particolarmente colpita sarà la Generazione Z, quella di chi è nato indicativamente dal 1995 al 2010.
Si tratta insomma di giovanissimi, dai 25 anni in giù, che stanno vivendo questo periodo di emergenza nel bel mezzo degli anni che si riveleranno fondamentali per la loro formazione individuale.
Comprensibilmente, diverse ricerche dimostrano come questa fascia di consumatori stia reagendo con particolare ansia, preoccupazione e stress all’emergenza COVID-19.
In questa fase importante e delicata, per il mondo e per la Generazione Z, il modo in cui i brand comunicano con questo target risulterà determinante sul lungo periodo.
Ma che tipo di consumatori sono, i membri della Generazione Z?
Come possono i brand comunicare con loro, durante e dopo il COVID-19?
Scopriamolo insieme.

Raggiungere la Generazione Z

Se un tempo erano i brand a influenzare le scelte dei consumatori, oggi sono i consumatori ad influenzare le scelte dei brand.
Questo vale in particolare per la Generazione Z che, più delle precedenti, intrattiene relazioni instabili con i brand.
Per un brand, raggiungere e conquistare questa fascia demografica è difficile quanto fondamentale. Non si tratta più solo del target del futuro, ma di quello del presente: ad oggi, i componenti della Generazione Z costituiscono già il 40% dei consumatori globali.

L’emergenza COVID-19 ci permette di evidenziare i punti-chiave su cui basare la nostra comunicazione per la Generazione Z.

Valori e autenticità

Da un brand, i ragazzi della Generazione Z pretendono soprattutto autenticità.
Innanzitutto, mai perdersi in mille parole, in discorsi vuoti e artificiosi. Meglio un messaggio diretto, semplice, breve ed efficace come un video di Tik Tok.
Ma soprattutto, per colpire la Generazione Z, un brand deve comunicare un valore e, cosa (purtroppo) non scontata, dimostrare di rispettarlo in prima persona.
La Generazione Z è molto attenta a temi ambientali e sociali, razziali e di genere; se un brand decide di puntare su questi argomenti, deve dimostrare in modo concreto il suo supporto alla causa, in modo da risultare credibile.
Nel caso del COVID-19, la Generazione Z apprezza quei brand che dimostrano di tenere realmente alla causa, e sta particolarmente attenta al trattamento che le aziende riservano a consumatori e dipendenti.
In questo senso, un’inchiesta di Vogue Business rivela come i membri della Generazione Z siano più restii ad acquistare da compagnie come Whole Foods e Amazon a causa delle scarse misure di protezione che avrebbero messo in atto per difendere i propri dipendenti durante l’emergenza COVID-19. A spiccare in negativo, in questo contesto, è proprio la divergenza fra la comunicazione pubblica di Amazon, volta all’empatia, e l’effettivo trattamento che ha riservato ai suoi lavoratori.
Di contro, è stato particolarmente apprezzato il marketplace Depop, che negli Stati Uniti ha incoraggiato i propri clienti, per gran parte appartenenti alla Generazione Z, a restare a casa ancora prima che venissero emanate le direttive del Governo.
Naturalmente è da evitare, a prescindere, qualunque tipo di comunicazione che possa suggerire che il brand stia cercando di approfittarsi della situazione di emergenza.
Celebre e contestatissimo, in Italia, un post di Radio Maria (in seguito eliminato), che – in piena emergenza Coronavirus – chiedeva indirettamente donazioni ai consumatori, spiegando come effettuarle tramite bonifico SEPA, per tutti coloro che non potevano recarsi alle Poste.

Comunità e interazione

Per la Generazione Z, il concetto di “comunità”, intesa come luogo di aggregazione e condivisione, è fondamentale.
I suoi membri vogliono un contatto diretto con i brand, vogliono sentirli “vicini” a loro, fino a partecipare in prima persona alle loro campagne.
Questo permette ai brand di sfruttare l’innata capacità creativa della Generazione Z: i giovanissimi sono abituati a realizzare contenuti web fin dalla tenera età e in questo periodo, avendo più tempo libero da passare in casa, sono ancora più incentivati a far emergere la loro individualità in modo creativo.
Tali contenuti si rivelano inoltre, prevedibilmente, più che mai efficaci nell’aiutare il brand a catturare l’attenzione di altri giovanissimi.
Fondamentale, infine, il concetto di “challenge” (o “trend”, per utilizzare un termine più vicino a TikTok), anche con l’ausilio di micro e macro-influencer.
Durante l’emergenza COVID-19, un esempio importante a livello internazionale è stato la Living Room Cup di Nike, che ha coinvolto Cristiano Ronaldo e altri celebri sportivi.
Un caso più recente, tutto italiano, è quello di Fonzies con la #NoFingersChallenge: la sfida è quella di mangiare le Fonzies senza usare le mani; il messaggio è “Godi responsabilmente”, in risposta al celeberrimo claim “Se non ti lecchi le dita, godi solo a metà”.
Un’altra challenge italiana, ideata da Ceres, partirà nelle prossime settimane e coinvolgerà diversi influencer nel tentativo di bere birra alla “distanza di sicurezza” di almeno un metro.

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Ultraviolet: benvenuto, nuovo Pantone 2018!

22 Febbraio 2018

“Una tonalità viola drammaticamente provocante e riflessiva, PANTONE 18-3838 Ultra Violet comunica originalità, ingegno e pensiero visionario che ci indirizza verso il futuro.” Così il team di Pantone dà i natali al trend grafico del 2018, e introduce questa nuova nuance che ha – è proprio il caso di dirlo – elettrizzato i creativi di tutto il mondo.
Un codice, il 18-3838, che rivoluzionerà l’anno da poco cominciato: una sfumatura elettrica, quella di Ultra Violet, con un nome che strizza l’occhio al mood cibernetico, ma soprattutto a un aspetto sognante, universale, che gli esperti PANTONE definiscono come «una sfumatura di viola intensamente provocatoria e riflessiva» in grado di «comunicare originalità, ingenuità e un pensiero visionario che ci indica il futuro».
E così, Ultra Violet detterà legge nella moda, nel campo del home design e, sicuramente, anche nel web design. Si tratta di una sfumatura particolare, davvero intensa, sotto certi tratti particolarmente femminile, e di grande complessità: una nuance contemplativa, che si discosta dal colore prescelto dello scorso 2017, Greenery, un verde tenero ma intenso, che sta a simboleggiare, per il colosso americano della grafica “una nuova rinascita”, contrapponendosi a ciò di cui questa nuova nuance si fa portabandiera: ingenuità, visionarietà. Cosa hanno in comune i due colori? L’appartenenza al mondo dei toni freddi. Infatti, Pantone non propone colori caldi dal 2015, anno che si è distinto grazie allo sfavillare di un bordeaux davvero insolito e profondo, con Marsala.

La storia di Pantone: perché è così influente nel mondo della grafica (e non solo)?

PANTONE, prima di divenire il colosso conosciuto da chiunque lavori nella creatività – ma non solo -, ha mossi i primi passi nel 1962 a Carlstadt, New Jersey, Stati Uniti, al 590 di Commerce Boulevard. Un sistema, quello inventato da PANTONE, in grado di rivoluzionare completamente il mondo della grafica ad ampio spettro: infatti, il metodo brevettato dal colosso consente di classificare i colori attraverso la loro “traduzione” in un sistema di stampa a quadricromia e che comprende i classici colori ciano, magenta, giallo e nero, semplicemente grazie a un codice.
Ma PANTONE ancora non sapeva che avrebbe dato al mondo un aiuto incredibile, tanto da divenire, con il suo catalogo comprendente tutti i codici di tutti i colori creati, e denominato in italiano “mazzetta” o “tirella”, un vero e proprio must. Oggi, grafici, pubblicitari, ma anche stampatori, packaging designer e web designer utilizzando questo sistema comodo e intuitivo nella consultazione, dove i codici non sono mai cambiati, e dove ogni anno ne viene aggiunto uno, nuovo, eletto come trend.

“PANTONE color of the year”: perché è così importante?

“Il PANTONE Color of the Year ha finito per significare molto di più di ‘cosa è di tendenza’ nel mondo del design; è davvero un riflesso di ciò che è necessario nel nostro mondo oggi.” dice Laurie Pressman, Vice Presidente del Pantone Color Institute.
PANTONE ha contribuito, infatti, a far sì che persone di tutto il mondo iniziassero ad attribuire al colore fascino e importanza sempre crescente: il colore è in grado – attraverso similitudini e appartenenze alla realtà quotidiana – di trasmettere significati, messaggi e valori, attraverso una impronta psicologica con cui designer, pubblicitari e team di branding sono in grado di influenzare umori e scelte. Di conseguenza, il “color of the year” di PANTONE fornisce strategicamente una traccia che il mondo della moda e del design non può non seguire, poiché basata su studi, ricerche e lavori di team che il PANTONE Color Institute porta avanti, 365 giorni all’anno.

Il Pantone Color Institute

PANTONE Color Institute è un servizio di consulenza all’interno di Pantone che prevede tendenze globali nel mondo del colore: collabora a stretto contatto con aziende e grandi brand fornendo indicazioni sul colore nell’identità del marchio, sullo sviluppo dei prodotto e su come utilizzare le nuances come risorsa strategica, sfruttandole come risorsa potente, inquadrandone la psicologia e utilizzando l’emozione che da esse scaturiscono all’interno di strategie di progettazione.
L’azienda ha anche creato delle apposite palette e ha – ovviamente – prodotto tazze personalizzate con ogni colore PANTONE: un gadget immancabile sulla scrivania di ogni grafico. Un regalo, però, “pratico” e applicabile al lavoro quotidiano di ogni team creativo, ce lo fa Adobe, in merito a Ultraviolet, che con una serie di immagini ad alto impatto, assolutamente suggestive, ci permette di entrare nel mondo di questo nuovo colore che “suggerisce i misteri del cosmo, l’intrigo di ciò che ci aspetta e le scoperte al di là di dove siamo ora. Il vasto e illimitato cielo notturno […]”. La strada è ancora lunga, per questo colore, nuovo nato tra le risorse della creatività mondiale. Lo vedremo nella moda, nel design e nel web, ma come verrà percepito? Quali brand lo utilizzeranno e lo inseriranno nel proprio percorso strategico?
Lo scopriremo strada facendo.

Sei annoiato dal solito grigio aziendale? Cambia colore con noi, contattaci!

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Uno spaventoso Halloween a tutti voi! :)

28 Ottobre 2014

Halloween: festa magica e misteriosa strapiena di sorprese in cui, tra dolcetti e scherzetti, la paura e l’orrore diventano gioia e divertimento.

Jean-Paul Malfatti

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Campagna di Marketing Wimpy – Il panino in Braille

18 Gennaio 2012

Un’azione di guerrilla Marketing che arriva dal Sud Africa, dalla catena di fast food Wimpy per essere precisi. Dopo aver creato il menù in braille per i non vedenti, Wimpy ha deciso di informare tre grandi associazione di ciechi di questa novità in un modo del tutto unico: scrivendo gli ingredienti del panino direttamente sul panino grazie ai semi di sesamo. Un’idea che ha avuto un successo incredibile.
Il video però, come è stato fatto notare nei commenti di Youtube, non è fatto per i non vedenti, perché pieno di scritte. Wimpy ne ha rilasciato un altro poco dopo, questa volta con la voce che accompagna il testo.

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