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Flyingminds

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Agenzia di comunicazione

Social Media

Labubu mania: perché conquista il mondo e cosa ci insegna?

10 Settembre 2025

Una piccola anatomia di un fenomeno culturale

Sorriso spiazzante, orecchie appuntite e look irriverente. 
Labubu non è semplicemente un pupazzetto: è diventato un fenomeno globale, capace di far discutere, entusiasmare e persino dividere.
Nato nel 2015 dalla creatività di Kasing Lung, illustratore di Hong Kong cresciuto nei Paesi Bassi, Labubu mescola folklore nordico ed estetica contemporanea. Oggi è al centro di un business miliardario e di una passione che ha contagiato collezionisti, fan e celebrities in tutto il mondo.
Il successo, però, ha avuto anche conseguenze inaspettate: dalla domanda così alta da scatenare risse nei negozi fino al boom di contraffazioni, i famigerati Lafufu, che hanno costretto Pop Mart a correre ai ripari.

Ma cosa rende davvero irresistibile questo piccolo mostriciattolo?
Ecco 6 motivi che spiegano perché Labubu funziona e quali insegnamenti possiamo trarne.

1. Un design “creepy-cute” che cattura l’immaginazione

Labubu è tenero e inquietante allo stesso tempo. Con denti aguzzi e occhi dolci, unisce due emozioni opposte in un paradosso “risolvibile”: un pizzico di minaccia che alza l’attenzione e la dolcezza che la disinnesca. Questo mix genera una tensione piacevole – la classica sensazione da cute aggression (“è così carino che lo strizzerei”) – che tiene agganciato lo sguardo. In più, la sagoma semplice e i tratti esagerati lo rendono riconoscibile al volo nei feed e sugli accessori.

Il suo fascino nasce proprio dalla particolarità: non rassicura, non si uniforma, ma resta immediatamente riconoscibile. La diversità diventa il suo vero superpotere.

2. Pop Mart e la spinta globale

L’incontro con Pop Mart nel 2019 ha trasformato Labubu da personaggio di nicchia a fenomeno mondiale. Oltre alla distribuzione capillare, il leader globale dei collectible toys ha saputo creare un universo attorno al pupazzo, portandolo nei negozi specializzati, nelle fiere e soprattutto sui social.

La collaborazione ha reso Labubu un nome familiare: facilmente reperibile, ma mai banale, con il giusto equilibrio tra diffusione e desiderabilità.

3. Blind box, mistero e FOMO

Il meccanismo delle blind box è semplice: compri una scatola senza sapere quale personaggio troverai. Forse quello più comune, o forse una “secret” rarissima.
È un gioco che unisce fortuna, collezionismo e adrenalina. La scarsità delle edizioni e la presenza di varianti rare alimentano la FOMO (fear of missing out), spingendo i fan a inseguire continuamente la prossima uscita.

La sorpresa diventa parte integrante del prodotto: non compri solo un oggetto, ma l’esperienza del rischio e della scoperta.

4. Cultura pop, fandom e celebrity effect

Ad aprile 2024, una foto di Lisa delle Blackpink con un portachiavi Labubu ha acceso la miccia: il giocattolo è esploso sui social, diventando un oggetto del desiderio globale.

Quando un prodotto riesce a incrociare fandom, moda e celebrity culture, smette di essere un semplice acquisto e diventa un linguaggio condiviso.

5. Uno status symbol

Oggi Labubu è molto più di un giocattolo: è un fashion toy. Appenderlo alla borsa, tenerlo come portachiavi o mostrarlo nella propria collezione equivale a esibire un piccolo status symbol, simile a una sneaker limited edition o a un gadget esclusivo.

Oggetti così diventano monete sociali: dettagli che non servono solo a decorare, ma a comunicare appartenenza e gusto.

6. Arte, comunità e valori culturali

Al cuore di tutto c’è la visione di Kasing Lung. Con la serie The Monsters ha creato un universo di creature imperfette ma dal cuore gentile.
In un mondo saturo di immagini levigate, un brand che osa valorizzare stranezza e vulnerabilità non solo si distingue, ma costruisce legami emotivi profondi con la propria community.

Labubu funziona perché incarna lo spirito del nostro tempo: un design affascinante e ambivalente, il brivido del collezionismo, la spinta delle celebrity, la moda come linguaggio identitario e una narrazione artistica sincera. Un piccolo mostriciattolo che è riuscito a diventare un grande fenomeno culturale.

Forse è il momento di guardare alle tue idee più insolite: potrebbero essere il tuo Labubu. 

Contattaci!

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Le Golden Rules del Black Friday

25 Novembre 2024

Crea un evento di shopping unico

Il Black Friday è un’opportunità imperdibile per aumentare le vendite e attrarre nuovi clienti. Ma per sfruttarlo al massimo, è fondamentale seguire alcune regole d’oro. 

Eccone nove per creare un Black Friday di successo!

Gioca in anticipo.

Pianifica la tua strategia in anticipo, definendo sconti mirati e offerte esclusive. Usa i teaser sui social, invia newsletter pre-evento e crea aspettativa: è la chiave per attirare l’attenzione!

Vai dritto al punto, con creatività.

Le promozioni devono essere chiare e facilmente comprensibili, ma la comunicazione deve strizzare l’occhio al cliente con creatività. Usa headline incisive e descrizioni brevi, trasmettendo il punto di vista personale del tuo brand e sfruttando il Black Friday anche per rafforzare la brand awareness.

Integra i canali online e offline.

Se hai un negozio fisico, integra le vendite online con quelle in store. 

Offri la possibilità di ritirare gli acquisti online direttamente in negozio (click & collect) e incentiva la visita fisica con promozioni speciali. Il Black Friday è il momento perfetto per fare cross-selling tra i tuoi canali.

Crea un e-commerce a prova d’acquisto.

Migliora lo shopping del tuo e-commerce progettando esperienze personalizzate, con assistenza mirata tramite chatbot avanzati e l’utilizzo della realtà aumentata per visualizzare i prodotti come in un negozio fisico. Un’esperienza d’acquisto coinvolgente ridurrà i resi e aumenterà la soddisfazione del cliente.

Punta sul servizio clienti.

Durante il Black Friday, il servizio clienti può fare la differenza. Predisponi vantaggi extra come la spedizione gratuita o un’assistenza dedicata. I clienti apprezzeranno il supporto immediato e professionale.

Monitora e adatta le offerte.

Il Black Friday è frenetico e le preferenze dei clienti cambiano rapidamente. Tieni d’occhio le performance delle tue promozioni e adatta le offerte in tempo reale per sfruttare ogni opportunità.

Rendi il Black Friday un evento unico.

Crea dinamiche di gamification e offerte a tempo per stimolare l’urgenza e l’entusiasmo. Organizza eventi virtuali interattivi, come tour dei prodotti o dirette social per offrire un’esperienza immersiva e coinvolgente.

Sfrutta il post-Black Friday.

Il Cyber Monday e le offerte natalizie danno una grande opportunità per mantenere l’attenzione sul tuo brand anche dopo il Black Friday. Non lasciar svanire l’interesse subito dopo l’evento!

Dai un occhio di riguardo alla sostenibilità.

Le nuove generazioni sono sempre più consapevoli dell’impatto ambientale delle loro scelte di acquisto. Offrire soluzioni più sostenibili, anche in occasione del Black Friday, consente di rispondere a questa crescente domanda, garantendo un vantaggio competitivo e veicolando una visione a lungo termine del tuo brand.

Il Black Friday può quindi non solo aumentare le vendite, ma anche rafforzare la reputazione del tuo brand e fidelizzare i clienti. Fai in modo che ogni offerta rafforzi la relazione con i tuoi clienti!

Hai bisgongno di aiuto? Contattaci!

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Sparire dai social: sì o no? Una riflessione sul delicato equilibrio tra assenza e presenza.

7 Ottobre 2024

In un’era in cui la visibilità è tutto, l’idea di sparire dai social media può sembrare controintuitiva, eppure porta con sé una riflessione interessante. Dovremmo essere sempre presenti o c’è valore anche nell’assenza? La risposta è complessa: sì e no. È importante esserci per costruire un dialogo con il proprio pubblico, ma anche l’assenza ha potere comunicativo.

Shhh, parla l’assenza.

Fare silenzio in mezzo a tanto rumore è un atto di distinzione. L’assenza rompe la routine e infrange l’aspettativa del dover esserci. Dà delle pause e crea curiosità, attesa e riflessione. Questo spazio vuoto genera domande e amplifica l’impatto di un eventuale ritorno sulla scena. L’attesa generata dal marketing dell’assenza è d’altronde una via che stuzzica il desiderio, creando quel velo di mistero, di limited edition, che genera la voglia di scoprire il non detto.

Come le leggende?

Molte aziende hanno sperimentato il marketing dell’assenza. Un esempio eclatante è Lush, con il suo social detox, o Bottega Veneta, che ha scelto di ritirarsi dai social media per un periodo con un atto consapevole e forte, intensificando il senso di esclusività del brand. Anche molti artisti, d’altronde, sfruttano la tecnica di sparire temporaneamente per poi tornare presenti con più forza. La campagna silenziosa, insomma, può aumentare il volume delle prossime cose da dire.

Questione di Fomo?

Tuttavia, sono le stesse logiche delle piattaforme digitali che ci incoraggiano a essere costantemente attivi, e la FOMO (Fear of Missing Out) – la paura di essere esclusi da esperienze, eventi e spinte algoritmiche – può portarci a saturare i nostri contenuti. Ciò rischia di far scendere la qualità, facendo risultare la presenza ripetitiva o scontata. 

È davvero possibile creare qualità e interesse ogni giorno?

Puntare sulla quantità piuttosto che sulla qualità può portare a una visibilità senza sostanza. Al contrario, lavorare nell’ombra e riapparire con un contenuto significativo può generare una maggiore attenzione. Come si dice, “less is more”: quando si sceglie di essere presenti, bisogna non essere dati per scontati. Fare la differenza.

Essere presenti nel presente.

La visibilità continua permette però di mantenere vivo il rapporto con la propria community, consolidando la fiducia e rafforzando il riconoscimento del brand o del personal brand. 

La presenza quotidiana offre anche l’opportunità di sperimentare nuovi trend ed essere attuali, monitorando in tempo reale le reazioni del pubblico e ottimizzando la propria strategia di comunicazione. Insomma, esserci permette di rimanere rilevanti e al centro della conversazione.

Quindi? Esserci o non esserci?
Forse non è questione di esserci sempre, ma di esserci le volte che contano.

Esserci quando si ha qualcosa di sostanza da dire, contando sul fatto che si può avere spesso qualcosa di interessante da dire, quando ci si mette in un’ottica di comunicazione autentica, seguendo e approfondendo i propri valori.

Ricordandosi, poi, che anche sapersi nascondere può essere significativo e dare nuovo valore alla propria presenza.

Comunica ciò che conta.

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Nano-influencer caratteristiche e vantaggi per i brand

15 Marzo 2024

Quando si parla di influencer marketing, spesso si tende a pensare a partnership fra brand e profili con milioni di follower. In realtà, un abbinamento tra un marchio e un influencer può essere vincente a prescindere dal numero di seguaci di quest’ultimo, anzi… 
In molti casi, le collaborazioni con creator dal seguito più ristretto possono rivelarsi più efficaci. Scopriamo come e perché in questo articolo!

Le diverse tipologie di influencer

Prima di partire, facciamo un breve riepilogo di come vengono comunemente classificati i profili degli influencer sulla base del loro seguito:


  • Nano-influencer: da 1.000 a 10.000 follower
  • Micro-influencer: da 10.000 a 100.000 follower
  • Macro-influencer: da 100.000 a 1 milione di follower
  • Mega-influencer: oltre 1 milione di follower


In questo caso ci concentreremo sui nano-influencer, anche se gran parte delle cose che diremo possono valere anche per i micro-influencer.

Perché collaborare con un nano-influencer?

Analizziamo, prima di tutto, i punti di forza dei nano-influencer nel rapporto con i propri follower, un aspetto fondamentale per i brand che intendono collaborare con questi profili. In particolare, rispetto a mega- e macro-influencer, notiamo che i creator con un seguito più ristretto possono contare su:

Maggiore engagement

I nano-influencer hanno un pubblico ristretto, ma altamente fidelizzato, coinvolto e interessato ai loro contenuti. Questo si traduce in un tasso di engagement (like, commenti, condivisioni) nettamente superiore rispetto a influencer più grandi. 
Inoltre, i nano-influencer sono più propensi a interagire direttamente con i propri follower, dando vita a community particolarmente solide e durature. 


Maggiore autenticità

Se è vero che, in media, un influencer che sponsorizza un prodotto sui social può risultare più credibile e autentico di un personaggio del mondo dello spettacolo che fa da testimonial in uno spot televisivo, è altrettanto vero che non tutti gli influencer possono vantare lo stesso grado di autenticità nella percezione del pubblico. Infatti, se i macro- e mega-influencer sono considerati celebrità del web, i micro- e nano-influencer conservano una maggiore autenticità perché vengono visti come persone comuni, molto vicine ai loro follower. I loro contenuti sono quindi percepiti come più genuini rispetto a quelli dei creator più grandi, che possono apparire più distanti e impersonali nelle loro modalità comunicative. Come abbiamo già accennato, i nano-influencer tendono a interagire molto di più con i propri follower, costruendo con loro un rapporto più stretto, più personale e personalizzato, basato sulla fiducia. 
Inoltre, all’interno di una determinata nicchia, le voci di questi creator possono risultare particolarmente credibili, dunque autorevoli. 
L’azione combinata di tutte queste dinamiche fa sì che le sponsorizzazioni dei nano-influencer appaiano più spontanee, affidabili e persuasive agli occhi dei possibili acquirenti, con tutti i vantaggi che ne derivano.

Maggiore targetizzazione

I profili dei nano-influencer tendono a rivolgersi a settori specifici, che si tratti di ambiti lavorativi o di hobby, interessi e passioni che i creator condividono con il proprio pubblico. Una condivisione che, lo ribadiamo, contribuisce ad alimentare un legame stretto e profondo con i propri seguaci. Collaborare con un nano-influencer, quindi, permette ai brand di raggiungere un pubblico altamente profilato, attivo e interessato all’interno di una specifica nicchia di mercato. Al contrario, i macro- e mega-influencer, avendo un pubblico più generalista, non garantiscono una targettizzazione altrettanto precisa.

Le collaborazioni con i micro-influencer presentano, inoltre, diversi vantaggi pratici per i brand. Ecco i principali:

Costi inferiori, maggiori opportunità

I costi di collaborazione con i nano-influencer sono decisamente inferiori rispetto a quelli degli influencer più grandi. A livello strategico, il budget che si spenderebbe per la collaborazione con un singolo macro-influencer potrebbe essere ripartito in più collaborazioni con diversi nano-influencer. In questo modo, il brand potrebbe raggiungere un pubblico più ampio e diversificato, sperimentando l’impatto dello stesso prodotto su diverse frange di pubblico.

Maggiore flessibilità e longevità

Davanti alla prospettiva di una collaborazione, i nano-influencer sono generalmente disposti a mettersi in gioco e ad adattarsi alle esigenze dei brand più di quanto facciano gli influencer di maggiori dimensioni. Sono anche più propensi a coltivare partnership a lungo termine con uno o più brand.

Maggiore sperimentazione

Il ristretto bacino d’utenza dei nano-influencer può fornire un ulteriore vantaggio sul fronte della sperimentazione. Infatti, le collaborazioni con i creator più piccoli offrono ai brand la possibilità di testare la ricezione di nuovi prodotti in un contesto più ristretto prima di lanciarli su larga scala.

Una strategia vincente

All’interno di un sistema digitale dispersivo, dominato da influencer con milioni di follower, puntare su profili più piccoli può essere una scelta vincente. Se vengono selezionati e gestiti con la massima cura, i nano-influencer si rivelano essere partner di valore sia per i brand più grandi che per quelli più piccoli, che possono giovare di una soluzione vantaggiosa anche sul fronte economico.
Sicuramente, l’influencer marketing non ha solo a che fare con il numero di follower – una cifra che, comunque, conta sempre meno del tasso di interazione. 
La cosa più importante, infatti, è individuare i “giusti” creator, in linea con i valori, le esigenze e gli obiettivi del brand. Per generare brand awareness, ad esempio, un mega-influencer può essere la scelta migliore. Se invece si desidera raggiungere un target specifico, allora puntare su influencer con numeri più contenuti potrebbe essere la soluzione più adatta. 
L’ideale sarebbe coinvolgere creator con pubblici di diverse dimensioni all’interno di una stessa campagna: combinando queste diverse risorse in modo strategico, è possibile ottenere un risultato soddisfacente su più fronti.

Stai cercando la strategia di influencer marketing più adatta per il tuo brand?

Noi possiamo aiutarti. Contattaci!

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Threads spodesterà X? Scopriamo il nuovo social di Zuckerberg

7 Febbraio 2024

Fra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, un barcollamento sulla reputazione di X (ex Twitter) nell’ambito del microblogging, ha aperto la strada a possibili competitor. Mark Zuckerberg non se l’è fatto ripetere due volte, lanciando Threads nel luglio 2023, a neanche un anno dall’acquisizione di Twitter da parte di Musk nell’ottobre 2022.
In Europa, però, Threads è disponibile solo da dicembre 2023. Gli utenti stanno ancora prendendo confidenza col mezzo e la piattaforma stessa sta cercando di capire in che direzione muoversi. Sarebbe prematuro esprimere un giudizio su questo nuovo social dopo appena sei mesi (e sarebbe impossibile farlo dopo un solo mese), ma possiamo sicuramente tracciare qualche coordinata di partenza per cominciare ad esplorare limiti e potenzialità dell’alternativa offerta da Meta. Prima di tutto, una domanda sorge spontanea: Threads è una copia di X – bella o brutta che sia – o aggiunge effettivamente qualcosa di nuovo all’affollato panorama social?

Threads


L’interfaccia di Threads non è molto simile a quella di X, ma ovviamente si incentra anch’essa su messaggi brevi (scritti) che possono essere accompagnati da immagini, gif, video. Tuttavia, alcune funzionalità sembrano favorire una maggiore interazione fra gli utenti, mentre altre potrebbero precludere a Threads la possibilità di diventare un degno sostituto di X.

Follow

Chi ha popolato Threads in questi suoi primi mesi di vita ha assistito alla tipica euforia che caratterizza la fase iniziale di ogni nuovo social. In questo caso, l’ultimo arrivato giova del collegamento diretto con Instagram, favorito da Meta. A ogni nuovo iscritto viene offerta la possibilità di seguire in automatico tutti i profili che già segue su Instagram: questa funzionalità permette alla maggior parte dei nuovi profili di partire già con un discreto numero di seguaci. Inoltre, sulla piattaforma impazza il “follow 4 follow”, ossia la pratica di seguirsi a vicenda. Si tratta, naturalmente, di una “promessa” che il più delle volte viene a mancare sul lungo periodo, ma nel caso di Threads c’è un dettaglio che potrebbe cambiare le carte in tavola in materia di follow/unfollow. Infatti, se su Instagram è possibile vedere sia il numero di follower che il numero di profili seguiti, su Threads è possibile vedere solo i follower. Quindi, se su Instagram i profili di maggior prestigio sono quelli in cui il numero di follower è nettamente superiore al numero di profili seguiti, su Threads la questione non si pone: per mantenere alto il proprio “status” non è necessario preoccuparsi di quanti (e quali) profili si decide di seguire perché il dato non viene reso pubblico dalla piattaforma.

Interazioni

Inoltre, su Threads non è possibile vedere il numero di quelli che su X vengono chiamati “retweet”, ossia il numero di volte in cui un determinato contenuto è stato ricondiviso. Anche questa metrica sembra dunque perdere valore rispetto a X, in favore piuttosto di un’interazione più diretta. Dopotutto “threads”, in inglese, significa “discussioni”, e rimanda agli omonimi threads dei forum, piattaforme di discussione che esistono ancora oggi, ma che dopo l’avvento dei social si sono decisamente svuotate. Eppure, i forum offrono agli utenti un’occasione per discutere di argomenti di comune interesse in maniera ben più approfondita di quanto sia possibile fare sui social. Pensiamo allo stesso X, che proprio sulla brevità (280 caratteri per tweet) ha costruito la propria ragione d’essere. In questo senso, Threads offre qualche carattere in più per esprimersi (500), oltre alla possibilità di modificare il messaggio entro i primi 5 minuti dalla pubblicazione. Anche i video, su Threads, durano di più, con un massimo di 5 minuti contro i 2 minuti e 20 di X. L’impossibilità di inviare messaggi privati, poi, è un ulteriore incentivo a discutere direttamente sulla piattaforma.

Messaggi vocali

Non dimentichiamo, in ultimo, quella che è forse la più grande novità che Threads introduce rispetto a X, ossia la possibilità di inviare messaggi audio di massimo 30 secondi, con o senza trascrizione automatica. Questa opzione offre un grande potenziale sul lato dell’interazione: sentire la voce dell’interlocutore, anche se per pochi secondi e in differita, contribuisce a metterne in luce gli intenti – seri o ironici che siano – dando vita a interazioni più limpide rispetto a X, in cui la brevità lascia spazio a messaggi caustici, litigi e fraintendimenti. Tuttavia, questa funzionalità potrebbe portare con sé altri problemi.
Nei primi giorni di Threads in Italia, infatti, si è parlato molto di uno degli audio ricevuti da Giorgia Meloni in risposta al suo primo post: un sonoro rutto. La goliardata ha fatto sorridere molti, ma ha anche messo in luce una maggiore difficoltà nel moderare i contenuti audio rispetto a quelli scritti, sollevando diverse polemiche.

Argomenti di conversazione

A differenza di quanto avviene su X e su Instagram, su Threads è possibile inserire un solo hashtag per indicare la tematica del post. Inoltre qui gli hashtag, privati dell’iconico cancelletto che ha caratterizzato X (Twitter) fin dai suoi albori, possono essere costituiti da intere frasi, con tanto di spazi e caratteri speciali. Ricordano, visivamente, i tag di Facebook, e tendono a riferirsi a specifici argomenti di conversazione, spesso legati ad ambiti ben precisi: Bookthreads, ad esempio, accomuna scrittori, editori e appassionati di romanzi.

A livello di tematiche, Threads ricorda un po’ il Facebook delle origini, con gli utenti che tendono a discutere di interessi ed esperienze in comune. Rispetto a X, c’è meno interesse per l’attualità e per le notizie in tempo reale, nonché per i temi sociali e per la politica in generale – lo stesso Adam Mosseri, Head of Instagram, ha dichiarato che Threads non è progettato per dare la priorità a contenuti di questo tipo. Manca, inoltre, la sezione dedicata ai trending topic, gli argomenti di tendenza su cui X basa gran parte del proprio appeal, e diversi utenti si chiedono se sia una piattaforma adatta a commentare eventi in presa diretta. Per certi versi, risulta difficile credere che Threads possa effettivamente sostituire X.

Fra passato e futuro

Ci troviamo in una fase di rodaggio in cui è difficile stabilire con certezza tanto la “morte” di X quanto l’aspettativa di vita di Threads, che qualcuno dà già per morto.
Per il momento, Threads non sembra un’alternativa efficace a X, ma qualcosa di diverso. Un social che, come recita una celebre tradizione nuziale, include qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio e qualcosa di prestato (da X, ma anche da Instagram).

Tornando sul fronte dell’interazione, bisogna specificare che il bacino d’utenza di Threads è ancora limitato e quindi l’algoritmo prende in considerazione, per i contenuti che appaiono nella sezione “Per te”, l’inerenza alle precedenti interazioni dell’utente più che la risonanza che i post stessi hanno ottenuto, quindi capita spesso di vedersi comparire post di illustri sconosciuti, con appena una manciata di like e risposte, che parlano di argomenti che ci interessano, e a cui viene naturale rispondere.
Questo ci riporta indietro nel tempo fino all’epoca del web 2.0, se non addirittura 1.0., quando ad avere internet erano poche persone e quindi, specie all’interno di un ambito specifico, era semplice ritrovarsi a discutere con perfetti sconosciuti. Le gerarchie esistevano, ma non erano rigide e insormontabili: i webmaster dei siti più visitati godevano di un certo prestigio all’interno della loro nicchia, ma non erano celebrità irraggiungibili. Con l’avvento degli influencer su Instagram e TikTok stiamo invece tornando a un modello di comunicazione più vicino a quello che caratterizza la televisione, in cui un personaggio pubblico parla a una folla di spettatori che ascoltano, ma che difficilmente saranno ascoltati a loro volta, se non a livello statistico. Questo avviene anche su X, con gli utenti che spesso e volentieri puntano a farsi notare più che a interagire con gli altri.
E allora un po’ di sana conversazione con una manciata di estranei, con nessun scopo recondito oltre al fatto di parlare di una cosa che ci interessa, non può che costituire una bella boccata d’aria fresca. E poi che succederà? L’utenza aumenterà, e quindi si ripresenteranno le stesse dinamiche che separano influencer e pubblico sugli altri social?
Oppure diminuirà, causando l’effettiva morte della piattaforma?
Quel che è certo è che non ha senso effettuare un’autopsia prima del tempo.

Vuoi integrare Threads nella strategia di comunicazione del tuo brand?

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Real time marketing: come Renault ha risposto a Shakira

30 Gennaio 2023

Il nuovo singolo di Shakira, Music Sessions Vol 53, è diventato virale.
Nel testo, la cantante si scaglia contro l’ex marito, il calciatore Gerard Piqué, e la sua nuova fidanzata, Clara Chia Marti, con un verso in particolare: “Hai scambiato una Ferrari con una Twingo, hai scambiato un Rolex con un Casio“.
Insomma, Shakira associa sé stessa a due brand di lusso (Ferrari, Rolex), ponendoli in contrasto con i due marchi a cui associa la rivale (Twingo, Casio): il paragone ha fatto furore, scatenando l’ironia del web.
Come spesso accade, gli utenti sono stati più veloci dei brand: in pochissimo tempo è nato un account fake di Casio che su Twitter ha pubblicato risposte divenute virali come “Non saremo Rolex, ma i nostri clienti ci sono fedeli” (un riferimento al fatto che Piqué abbia tradito Shakira) e “La batteria dei nostri orologi dura più della relazione di Piqué e Shakira”.

Renault ha adottato un approccio simile sui suoi canali social ufficiali, riconnotando in positivo alcune caratteristiche del proprio prodotto mediante riferimenti diretti al testo della canzone. Se Shakira, rivolgendosi a Piqué, dice di essere sprecata “per tipi come te”, Renault ribatte sostenendo che il modello in questione è invece specificatamente rivolto a “tipi e tipe come te”. Presentando la Twingo come un’automobile per tutti, Renault ne valorizza l’accessibilità in contrasto con il lusso della Ferrari, per molti irraggiungibile, a cui Shakira si accosta. È un concetto curiosamente simile al celeberrimo Think Small della storica campagna di Wolksvagen del 1959, per cui la semplicità diventa un punto di forza.

Pa tipos y tipas como tú. ¡Sube el volumen! #Renault #Twingo #claramente #joven #urbano #eléctrico #ágil #Icónico #compacto #travieso pic.twitter.com/eND207qM3H

— Renault España (@renault_esp) January 12, 2023

La risposta più eclatante è arrivata, a sorpresa, con un’insegna fisica. Fotografato da numerosi passanti, il cartellone pubblicitario – posto nei pressi dello stadio di Barcellona, in cui si allena Piqué – ha presto fatto il giro del web.


Qui troviamo diversi copy che, citando il testo della canzone, mettono in luce i punti di forza della Twingo in contrasto con la relazione fra Shakira e Piqué. ad esempio: “Da 0 a 100 in più tempo di quanto è durato il vostro matrimonio” e “Il nostro motore non ti lascerà mai, il tuo ex marito lo ha già fatto”.

Più sottile la risposta di Renault Colombia (paese Natale della cantante), che su Twitter promette a Shakira di amarla per sempre (sottinteso: a differenza di suo marito).

Twingo te va a querer siempre @shakira
Lo prometemos. #Twingo #Twingo30años https://t.co/y387N5fNWy

— Renault Colombia (@Renault_Co) January 12, 2023

Insomma, da un lato Shakira ha sminuito la Twingo paragonandola alla Ferrari, dall’altro Renault ha posto l’enfasi proprio su ciò che la distingue da un’auto di lusso e ha “studiato” bene il testo della cantante per rispondere con frecciatine altrettanto fulminanti.
Ritrovandosi inaspettatamente al centro di un evento mediatico di ampia portata, Renault ha colto l’occasione per prendere le redini e ribaltare la situazione con ironia e tempestività.

Noi possiamo aiutarti a valorizzare l’identità del tuo brand in ogni occasione. Contattaci!

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