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Flyingminds

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Agenzia di comunicazione

Social Media

Facebook e il nudo. Quando la censura è a regola… d’arte.

6 Settembre 2018

Scandalo al sole: l’estate social 2018 è stata contraddistinta da un momento non troppo nobile per il canale del pollice blu che, tra le migliaia di immagini di selfie marittimi, gambe abbronzate e aperitivi sulla spiaggia, ha preferito censurare i nudi di un noto museo europeo: si tratta dei quadri di Rubens, oggetto di una diatriba tra il museo che li ospita e Facebook, già noto per i suoi giudizi ben poco elastici nei confronti del nudo, compreso quello artistico. Peter De Wilde, CEO di Visit Flander –  l’ente turistico delle Fiandre, che ospita anche la House of Rubens – si è visto costretto a escludere la piattaforma di Zuckerberg dal media planning dei suoi canali: infatti, Facebook ha censurato completamente – grazie ai suoi “cleaners” e agli algoritmi che consentono l’identificazione dei contenuti per adulti – i nudi del maestro fiammingo. E la notizia, datata 28 luglio 2018, ha fatto il giro dei canali d’informazione.

I panni sporchi si lavano via video (virale):

Un approccio punitivo, questo, che in realtà “si estende al 20% delle opere fiamminghe presenti sul social” sostiene sempre De Wilde. Quindi, l’ente del turismo, ha deciso di dar vita a una strategica protesta via video e web, ironica e dissacrante, in cui i turisti e i visitatori della House of Rubens di Anversa vengono invitati ad allontanarsi dalle opere del pittore per «proteggersi dalla nudità» e dallo scandalo. Un esercito di guardiani della morale, vestiti come una squadra d’assalto, e sulle cui pettorine, dal blu inconfondibile del social californiano, si legge “fbi – social media inspector -”. I visitatori vengono interrogati sui loro account social. Chi ne possiede uno, viene automaticamente allontanato dall’opera dove compare un nudo. La risposta dei turisti ? Un’espressione ammutolita, tra l’incredulo e sconcerto!

La replica di Facebook

Il team Facebook ha risposto, probabilmente rosso d’imbarazzo nel viso, che sta «rivedendo il suo approccio sul nudo nella pittura per quanto riguarda la pubblicità sul social», continuando a ribadire che, ad ora, le regole del social filtrano i contenuti per adulti o «le nudità o altre attività sessualmente provocatorie». Un caso, questo, che ha suscitato ilarità e polemiche da parte della stampa europea e di tutti gli appassionati d’arte, ma non unico nel suo genere: infatti, già “La Liberté guidant le peuple” di Eugene Delacroix, era stata messa al bando dal social per via del seno nudo della Marianna, così sfacciatamente in primo piano; come le nudità nervose dell’austriaco Schiele, uscite dalle polemiche social, perché censurate – addirittura – dal comune di Londra.

Concediamoci una piccola licenza: quella per cui… la pruderie non è mai troppa. Se le modifiche all’algoritmo di Facebook, lanciato pochi mesi fa, hanno dato adito a polemiche tra social media manager ed esperti sempre del mondo social, questo censor beep del canale poco discriminante, non aiuteranno certo la sua reputazione tra i musei e le fondazioni che lavorano con l’arte e che, si stima, abbiamo un tasso di iscrizione al social di Zuckerberg pari all’89%.

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Filed Under: Facebook, Social Media

Instagram spiega come funziona il suo algoritmo: cambiamenti in vista per il mondo del visual marketing?

26 Giugno 2018

Un nuovo algoritmo di feed per Instagram: la notizia è stata data da Social Media Today lo scorso 2 giugno. L’azienda di proprietà di Facebook ha analizzato, davanti a un’accolita di giornalisti esperti di tech, il nuovo modo con cui il sistema ordina i contenuti nella timeline. Nessun segreto, ma tanti nuovi funzionamenti. Vediamoli insieme!

Interesse, relazione, tempestività: gli ingredienti nuovo algoritmo

L’algoritmo brand new di Instagram tiene conto di tre importanti fattori principali, che caratterizzano il nuovo funzionamento:

  • Interesse: l’algoritmo determinerà l’ipotetico interesse della community verso ogni singolo post, calcolando innanzitutto l’impegno di chi pubblica contenuti simili, quasi tematici. Il sistema valuterà anche il reale contenuto visivo dei post, grazie agli strumenti di riconoscimento delle immagini, in continua evoluzione;
  • Tempestività: ovvero, post freschi di pubblicazione. Infatti, nei mesi scorsi, l’utenza si era lamentata del fatto che i contenuti nei loro feed fossero troppo vecchi, e così il social ha messo una pezza;
  • Relazione: i fattori utilizzati in questo calcolo potrebbero includere interazioni comuni, come commenti e like sui post degli altri, ma anche messaggi e tag (ad esempio se si è comunemente taggati nelle immagini di quella persona, e viceversa).

Insomma, l’interazione e l’immediatezza vengono premiati; ma è l’elemento di riconoscimento dell’immagine ad aggiungere qualcosa di interessante e assolutamente hi-tech.

L’organizzazione della timeline:

La natura visiva della piattaforma ha dato vita a un nuovo layout di timeline, che organizza il contenuto in canali tematici. Invece di fare riferimento ai soli hashtag, che sono comunque un elemento testuale, Instagram potrebbe anche utilizzare il contenuto dell’immagine stessa per evidenziare un tema interessante per le sue community. Uno sviluppo, questo, che svela anche la prossima ipotetica evoluzione del sistema di algoritmi di Instagram: l’accento è posto molto di più su ciò che è effettivamente presente in ogni immagine, piuttosto che tag o didascalie. Questo ha senso: per i professionisti del marketing, tutto ciò potrebbe portare a un cambiamento significativo nel modo di pubblicare e nella scelta dei contenuti dei piani editoriali.

Oltre a questo, Instagram ha anche cercato di sfatare alcuni miti:

  • L’algoritmo non favorisce i post di immagini o video con un numero esagerato di hashtag e tag ma, come abbiamo detto sopra, si baserà soprattutto sul comportamento di ciascun utente.
  • Non c’è alcuna penalità per la pubblicazione troppo frequente: se pubblichi spesso, molto semplicemente i tuoi post saranno intervallati da aggiornamenti di altri utenti.
  • L’algoritmo non dà preferenza ai conti personali o aziendali: sono tutti classificati allo stesso modo.

Un ultimo dato: prima dell’introduzione dell’algoritmo, gli utenti spendevano circa 21 minuti al giorno nell’app, ma dal momento della sua implementazione, sono passati in media a 24 minuti al giorno per utente. Un dato significativo per un cambiamento che sembra dare una rilevanza particolare alle interazioni – social! – e ai contenuti realmente appetibili per le diverse fasce di pubblico che ogni giorno popolano la piattaforma visual più amata al mondo.

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Filed Under: Instagram, Social Media

“E ora, qualcosa di completamente diverso”: alla scoperta di YouTube e i suoi Youtubers

8 Giugno 2018

Lo avevamo detto a gennaio: tra le previsioni 2018 relative al mondo digital, il video avrebbe goduto ancora di grandi momenti di gloria. E così è stato. Soprattutto per YouTube, il social-non-social, la piattaforma video più nota al mondo, la cui anima è popolata da youtubers, nuove stelle del web la cui base fan è attivissima e scatenata. Vi proponiamo, quindi, un viaggio in questo mondo e tra i suoi protagonisti.

Ma prima… un po’ di numeri

Per comprendere a pieno il fenomeno youtubers, è bene contestualizzare: innanzitutto, gli italiani amano YouTube, piattaforma che supera addirittura Facebook per numero di visite uniche giornaliere. Ma, YouTube, è una piattaforma non scevra da polemiche: è della metà di aprile 2018 la notizia secondo la quale qui sarebbero stati rubati i dati di minori under 13, al fine di profilare advertising in target con questa fascia di utenti. Perché sì, gli utenti di Youtube di età compresa tra i 12 e i 21 anni sono il 39%: non sarà una maggioranza assoluta, ma si tratta certamente di un numero cospicuo. E attivo.

Youtubers: gli esempi virtuosi

Bando alle polemiche, YouTube è una fucina di talenti. Sono tanti, giovani e meno giovani, che utilizzano questa piattaforma video per veicolare contenuti culturali e divulgativi facilmente assimilabili. In questo articolo di Freemedia viene stilata una vera e propria lista di youtubers che fanno tornare voglia di leggere, tra recensioni – in chiave più o meno ironica -, opinioni e scoperte. Chi ha attirato maggiormente la nostra attenzione? Sicuramente Julie Demar, che abbiamo conosciuto di persona: genovese come noi, tra cactus, book haul e partecipazione a festival e manifestazioni, è tra le voci più fresche e aggiornate sul mondo della letteratura. Ve la consigliamo con tutto il cuore!

Youtubers: quelli più amati in Italia

Ipantellas, Favij, Benji e Fede, ma anche CasaSurace: la comicità è virale. E sembra proprio questo il trend topic più ricercato del reame. Ma, se questi nomi ormai sono più che noti, tanto da oltrepassare la barriera di YouTube per approdare in TV come testimonial di pubblicità e parte di sit-com,  la lista è ancora molto lunga, tra viaggi, vlogger – ovvero, chi usa il video come blog -, giochi e bellezza. Non potendo dilungarci troppo con i nomi, lasciamo la parola a Wired, che ha classificato i 10 migliori youtubers in Italia, ancora parzialmente sconosciuti ma assolutamente promettenti!

Youtubers: se non son matti non li vogliamo

Il trash è il loro pane quotidiano. Fake news, complottismo e alieni, cucina che fa accapponare la pelle, mash-up musicali mal riusciti. YouTube è così, un po’ Dr, Jekyll e un po’ Mr Hyde: se da un lato la bellezza vince, dall’altra troviamo una componente kitsch forte. E la lista dei peggiori Youtubers si fa lunga e lastricata di traguardi: non saremo noi a fare da giuria, ma lasceremo la parola a chi ne ha già parlato, con un mini survey degli articoli usciti sul web che danno spazio a questa categoria.

  • Gli Squallidi di Youtube: un blog ad hoc per trovare il peggio del canale video più popoloso al mondo, con un focus particolare sulla politica e la scienza;
  • un minuto e 13 di puro terrore: il partenopeo ThePio3D ci fa la lista, “un suo parere personale”, dei 5 peggiori youtuber per tipologia di video e riuscita delle loro riprese;
  • un parere autorevole ce lo dà Radio Deejay, in questo articolo, dove viene esacerbato il peggio del peggio: per i 10 anni di YouTube, una reale classifica del peggio internazionale e nazionale, a partire dal discusso e alquanto iperbolico Andrea Dipré. Buona visione!

Un po’ Yin e un po’ Yiang, YouTube è un mondo tutto da scoprire: capace di popolare le nostre giornate con news, tips and tricks, aggiornamenti – dalla lettura, al running, alla cucina -, il suo punto saldo sono proprio i contenuti che generosi youtubers creano quotidianamente.

Ma una cosa va detta: scadere in giudizi facili, senza conoscere le situazioni di ogni singola persona che aspira a diventare parte di successo di questo universo, è davvero facile. Bullismo, flare, commenti senza identità che sono in grado di distruggere anche la più solida delle reputazioni, non sono ben accetti. Il saggio dice: YouTube è un canale da vivere, ma attraverso una netiquette responsabile e umana.

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Filed Under: Social Media, Youtube

LinkedIn; il trucco c’è, ma non si vede. Ovvero: uno strumento di personal branding fondamentale.

2 Marzo 2018

Il branding è ciò che gli altri dicono di te, quando non sei nella stanza con loro

Una definizione decisamente chiara e accattivante, questa, e che è stata data da Jeff Bezos, foondatore e CEO di Amazon.com.
E sì, oggi parleremo di personal branding: una leva davvero forte in un mondo dove professioni creative  e bisogno di creatività – ma anche di una gestione mirata, strategica e ordinata, delle attività di comunicazione – collimano sempre di più.
Il personal branding è un mix composto da regole di marketing – dalle 4 P (prodotto, prezzo, posizionamento, promozione) alle 6 C (cliente, costi, comunicazione, convenienza; ma anche contenuto e comunità) –  il cui fine è promuovere l’identità delle singole persone, o delle aziende. In poche parole: ci sei, stai comunicando un valore forte, condivido quello che dici, quindi posso fidarmi. Probabilmente ti contatterò. E, il resto del gioco, è presto fatto.
Creare un proprio marchio personale, come freelance, agenzia o azienda, dando alla luce un proprio tono, un’immagine corredata e un monitorare il percepito del nostro marchio: tutto questo contribuisce a trovare quella voce giusta per spiccare tra la folla. Il passo successivo? Trovare il giusto megafono per farla arrivare a quanti più potenziali interessati possibile. Come sappiamo, ogni social network, contribuisce, seppur con meccanismi differenti, a indirizzare il nostro messaggio a quante più persone, ma ecco che LinkedIn lo fa in maniera più accurata.
Già: LinkedIn, un social network non comune che sfrutta le potenzialità degli strumenti digitali per creare un’esperienza di community lavorativa unica nel suo genere. Amato da stakeholders, CEO e recruiter, LinkedIn è decisamente uno strumento perfetto anche per la propria brand reputation.
Questo social business network è nato dalla geniale idea di Reid Hoffman, californiano laureato in Scienze del Comportamento, che ha deciso di mettere a frutto il suo sapere non nell’attività didattica, ma nel mondo dell’impresa. Dal 2005, anno di nascita del social, a  oggi, di strada ne è stata battuta tanta: infatti, nell’aprile del 2017, questa piattaforma ha raggiunto i 500 milioni di iscritti, di cui 10 milioni in Italia. Pensato per le esigenze di chiunque abbia un’idea di business in mente, dà la possibilità a ogni iscritto di aprire un profilo privato, per esempio per i freelance o i consulenti, oppure aziendale, per chiunque abbia un team di lavoro e desideri presentarsi come tale. Dal copywriter, all’azienda edile che fabbrica gru: un brillante universo di connessioni, tutte utili le une alle altre. Forse la creatività non è la caratteristica fondante di questo social, ma siamo sicuri che una presenza curata su questa piattaforma sia davvero imprescindibile per personal e corporate branding.

Nota al lettore: usare termini inglesi, parlando di LinkedIn, è inevitabile. In questo post saremo un po’ più internazionali, ma ti promettiamo una carrellata delle sue potenzialità chiara e applicabile sin da subito.

LinkedIn, in poche parole: perché è utile.

In poche parole, ecco che LinkedIn è l’ideale per:

  • sviluppare relazioni, con clienti potenziali e altri professionisti, all’interno di una rete attiva;
  • monitorare la presenza e il percepito del tuo brand, personale o aziendale: basterà notare le interazioni con te, per avere un’idea dell’interesse generato dal tuo brand;
  • presentare e far conoscere la tua attività in maniera curata.

Un social business network unico nel suo genere

Social, business: il nocciolo della questione. Questa è la definizione che il mondo intero dà a LinkedIn: non si tratta, quindi, uno spazio prettamente conversazionale, come potrebbe essere Facebook o Twitter. Di conseguenza, prestiamo attenzione a ciò che diciamo: misurare le parole, pesarle, e lavorare di efficacia è importante in questo social che ha fatto del lavoro e del branding la sua chiave di svolta. Sua, sì, ma anche dei milioni di utenti che lo usano quotidianamente per intessere una grande tela fatta di relazioni e progetti business.
Va da sé, quindi, che una delle componenti fondamentali del personal branding, e del personal branding su LinkedIn, stia proprio nel linguaggio che utilizziamo, il sentiero su cui scrivere la nostra storia di branding personale. Tono di voce, proposizione del vostro valore, argomenti trattati, scrittura attenta e puntuale della bio: tutto questo parla di noi, ed è necessario affinché anche gli altri lo facciano – e bene – quando non siamo nella stanza.

Com’è fatto LinkedIn per il personal branding: 110 caratteri per catturare l’attenzione

LinkedIn possiede una peculiare struttura a livelli attraverso cui possiamo posizionare le informazioni su di noi e sulla nostra attività, a partire dalla bio, l’intestazione: uno spazio dedicato al nostro nome, cognome, a foto o logo, e una descrizione concisa, di 110 caratteri, meno di un tweet, ma dettagliata legata all’attività che portiamo avanti.
Successivamente, LinkedIn ci dà la possibilità di inserire un abstract per spiegare al meglio, attraverso anche una chiamata all’azione, per catturare lo sguardo e l’attenzione di chi ci legge.
Pubblica, quindi, informazioni chiare, di valore, e punti di forza. Non solo: inserisci tutti i link che parlano di te: blog, altri canali social, fino al contatto mail e Skype. Dai un’idea a tutto tondo! Usa la possibilità di personalizzare l’URL del tuo profilo, e utilizza le keyword che ti descrivono al meglio.

Una serie di strumenti per il personal branding

Dai gruppi, alla messaggistica privata, fino a Pulse, LinkedIn mette a disposizione di ogni persona una serie di implementazioni perfette per una strategia a tutto tondo di personal brandng: possiamo creare contenuti, diffonderli nel nostro Pulse,una sorta di blog all’interno del circuito LinkedIn, inviarli ai contatti (senza fare spam!) attraverso la messaggistica privata, oppure parlarne nei gruppi a cui siamo iscritti. Diffondiamo la nostra voce, il nostro tono, e il nostro brand, creando risorse utili e chiare che possano essere un valore per gli altri.
Contenuto, diffusione, rafforzamento dell’immagine: non manca proprio nulla, fino alle conferme della proprie skills da parte dei nostri collegamenti, così importanti in tempi in cui valutazioni e recensioni fanno leva sulle azioni degli utenti!
LinkedIn, però, può essere soprattutto uno strumento human friendly capace di creare fiducia, sentimento immancabile all’interno del processo di costruzione non solo di relazioni, ma anche di un brand: l’emozionalità può essere espressa anche sul social business network più famoso al mondo. Come? Ricerca i contatti con cui hai collaborato in passato, dai loro una conferma delle competenze, scrivi un messaggio privato: un gesto che darà vita a un sentimento di gratificazione e che andrà a consolidare un rapporto!
Creare valore umano è davvero più semplice di quanto si pensi, ed è un’azione che si unisce a tutte quelle marketing oriented: questa cosa la amiamo particolarmente, ed ecco perché abbiamo deciso, oggi, di dedicare un po’ del nostro tempo e delle nostre parole per parlarti di questa piattaforma. Siamo sicuri che correrai a provarla: e, intanto che ci sei, perché non passi a trovarci sul nostro profilo aziendale?

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Filed Under: Internet & New Media, Linkedin, Social Media

Chi ha paura del nuovo algoritmo di Facebook? Una piccola guida ai cambiamenti.

8 Febbraio 2018

Il 2018 del mondo digital è esploso con una notizia a orologeria, che ha lasciato perplessi molti social media manager, giornalisti e utenti del mondo social media: il cambiamento dell’algoritmo di Facebook. Il tutto nasce da un post-missiva di Mark Zuckerberg, datata 12 gennaio, che spiega nel dettaglio le ragioni di questo drastico cambiamento che afferisce, soprattutto, alle pagine aziendali, di cui vi riportiamo una piccola traduzione:

Una delle nostre principali aree di interesse per il 2018 è quella di assicurarsi che il tempo che trascorriamo su Facebook sia tempo ben speso. Abbiamo creato Facebook per aiutare le persone a rimanere in contatto, avvicinandoci alle persone che ci interessano. Ecco perché abbiamo sempre messo gli amici e la famiglia al centro dell’esperienza.
Ma recentemente abbiamo ricevuto dalla nostra community  feedback sul fatto che i contenuti pubblici – post di aziende, marchi e media – stanno disturbando i momenti personali che ci portano a connetterci di più l’uno con l’altro.
Video e altri contenuti pubblici sono esplosi su Facebook negli ultimi due anni. Dal momento che ci sono più contenuti pubblici che post di amici e familiari, sembrerebbe proprio che nel feed delle notizie si sia persa la cosa più importante che Facebook può fare: aiutarci a connetterci gli uni con gli altri. Ci sentiamo responsabili nel garantire che i nostri servizi non siano solo divertenti da usare, ma anche utili per il benessere delle persone. […] Sulla base di questo, stiamo apportando un cambiamento importante al modo con cui costruiamo Facebook: stiamo cambiando l’obiettivo che offriamo nostri clienti di pagine aziendali, concentrandoci nell’aiutarti a trovare contenuti pertinenti per avere interazioni sociali più significative.
Abbiamo iniziato ad apportare cambiamenti in questa direzione l’anno scorso, ma ci vorranno mesi perché questa novità si faccia strada attraverso tutti i nostri prodotti. Le prime modifiche che vedrai saranno nel feed delle notizie, dove puoi aspettarti di vedere di più dai tuoi amici, familiari e gruppi. Mentre lo implementiamo, vedrai meno contenuti pubblici come post di aziende, marchi e media. E il contenuto pubblico che vedi di più sarà considerato allo stesso livello, poiché dovrebbe incoraggiare interazioni significative tra le persone.

Così, molti non sanno più se odiare, accantonare o se invece riconsiderare il social blu sotto altri aspetti e orizzonti. L’annuncio del nuovo algoritmo poi, non è stato visto di buon occhio nemmeno dal mondo finanziari, portando a un calo del 4,4% del titolo Facebook in Borsa. Molto brevemente, potremmo dire che questo algoritmo porta però una ventata di aria nuova, facendo sì che venga data maggiore importanza ai contenuti degli amici. Ma il pericolo contenuti scadenti è dietro l’angolo: infatti, il nuovo algoritmo tenderebbe a privilegiare contenuti dello stesso genere,in linea con le idee dei gruppi a cui ognuno appartiene, a scapito di contenuti eterogenei, rendendo la strada più spianata alle tanto temute fake news.

Ma quali sono, in concreto, i cambiamenti che questo algoritmo porterà alle pagine? E agli utenti privati? Partiamo proprio da loro;

  • come abbiamo appena affermato, dando maggiore risalto ai contenuti degli amici, i contenuti affini alle opinioni circolano con maggiore forza fra persone appartenenti a uno stesso gruppo (di amici);
  • proprio per questo, il nuovo algoritmo dichiara guerra alle fake news, grazie alla possibilità di segnalarle, e dando la possibilità di bloccare i profili personali di chi condivide post falsi;
  • il social creato da Mark  Zuckerberg è stato interessato da una diminuzione di contenuti pubblici e di condivisione di post pubblici, mentre sono aumentati gli scambi conversazionali e privati, con un incremento massiccio dell’utilizzo del Messenger (tanto che, ora, le aziende avranno la possibilità di far apparire i propri annunci anche qui);
  • il nuovo Feed profilerà maggiormente gli utenti: il controllo su questi dà la possibilità al social di venire a conoscenza, e catalogare, like, appartenenze, gusti e passioni;
  • infine, l’algoritmo farà apparire, a ogni nuovo log in, notifiche su like e commenti, invogliando così gli utenti a collegarsi al social più spesso, grazie a un effetto che nasce dal sentirsi apprezzati dai nostri amici e follower.

E per le pagine? Verranno favoriti i contenuti che creeranno maggiore interazione, che sapranno suscitare conversazioni e commenti, video in diretta in primis, a scapito di video e contenuti considerati più anziani e meno coinvolgenti, come – per esempio – le tanto amate gif.

  • Look and feel: l’obiettivo dei social è quello di rendere, anche visivamente, il NewsFeed più scorrevole, leggibile, per un’esperienza utente migliorata, dove i post legati a pagine aziendali  vengano visualizzati in maniera minore, a meno che non siano sponsorizzati: la media? Un post aziendale ogni 20 post del newsfeed degli amici;
  • Un colpo, questo messo in atto dal nuovo algoritmo, che era già annunciato dal feed esplora, passato piuttosto inosservato: la cosiddetta reach organica delle pagine aziendali era già stata messa a dura prova qualche mese fa. Infatti, questo Feed Esplora lasciava che nella home si potessero leggere solo post degli amici e contenuti sponsorizzati, dopo il crollo delle visualizzazioni organiche, del traffico organico, e delle interazioni datato 2016;
  • Facebook non è mai stato uno strumento gratuito. O, per lo meno, non lo è più da diversi anni. Oggi, il socia che registra il maggior numero di utenti attivi al mondo, è anche uno dei più potenti mezzi di digital advertising. Per questo, risulta sempre più necessario, attivare una buona strategia di investimento per essere visibili come pagine aziendali, promuovendo contenuti che abbiano valore e qualità.

Nulla di nuovo sul fronte occidentale, quindi: investire in ADV, cosa già necessaria da qualche tempo, ora diventa un’esigenza vera e propria, da calibrare e da inserire tra i propri business plan per non arrestare la reach e la visibilità della propria pagina. Ma non c’è da disperare: con le giuste skills e la consulenza giusta, ecco che anche questo scoglio si potrà aggirare, per salpare verso mari più tranquilli.

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Costruire un sito web

19 Maggio 2015

Costruire un sito web è unlavoro che va sviluppato in team. Ci sono diverse fasi che richiedono differenti competenze. Inoltre ogni sito, brand, azienda richiede un diverso approccio. Alla fine, questo è certo, il risultato finale deve essere, in ogni caso, fluido, armonioso, coerente, completo e stimolante.

1. Si parte dal design

Un sito web deve essere bello da vedersi, deve essere invitante. I trend di grafica cambiano spesso. In questo momento ciò che piace per esempio è il flat design. La sfida degli ultimi anni è stata quella del design responsive: non si può pensare oggi ad un sito che non si possa vedere da ogni dispositivo e da ogni schermo.

2. La programmazione

Una volta che la grafica del sito è stata approvata, si passa alla costruzione del sito. Chi costruisce il sito è il programmatore. Deve fare in modo che ciò che è solo un progetto, un disegno su un foglio, diventi realtà. Il lavoro del programmatore è strettamente legato a quello del SEO: una struttura ben fatta è la partenza di ogni progetto di posizionamento

3. SEO

La concorrenza sul web è altissima e bisogna farsi trovare. La SEO è il search engine marketing, ovvero la branchia del web marketing che si occupa della visibilità sui motori di ricerca. Con una strategia di SEO ciò che miriamo ad ottenere è il posizionamento di un sito web tra i primi risultati di ricerca con le migliori parole chiave del settore. Ogni mercato è diverso, quindi si comincia sempre con un’analisi del settore e da lì si costruisce il progetto.

4. Social

Ad oggi i social sono sempre più importanti, per cui è difficile pensare ad un sito web senza bottoni di condivisione o senza riferimento ai vari profili. Ma per sfruttare al meglio la potenzialità dei social media dobbiamo sottolineare l’importanza di un piano editoriale.

Sei pronto a creare il tuo nuovo sito web? 🙂

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